i miei pensieri, nell'etere
venerdì 29 febbraio 2008
Avrai me in bocca
La fissò per qualche istante, e poi si voltò verso sinistra, sorridendo e facendo cenno di no con la testa; era un cenno che rivolgeva a se stesso, un po' incredulo per quello che aveva fatto. Si era sentito un tredicenne, uno sciocco, si era vergognato di fare quella richiesta, ma subito se ne era fregato. Che importa se sembrerò uno stupido?, aveva pensato, e la reazione di lei non era sembrata nemmeno tanto stupìta. L'aveva accontentato senza battere ciglio, senza opporsi, aprendo subito la bocca e chinandosi su di lui.


La fissò ancora. E sorrise, ancora. Con un tocco di nostalgia. Non sapeva quando avrebbe potuto riavere Miss I addosso, ma il non sapere aumentava l'ardore che il desiderio di lei appiccava.
La fissò e la prese in mano. Ma avrebbe voluto che Miss I fosse stata ancora lì, a guardarlo negli occhi nel momento in cui Mr U le chiese ridendo - per cammuffare l'imbarazzo - se gli avrebbe ceduto la sua gomma da masticare. Sì, si era sentito proprio un tredicenne che non sa come fare per baciare la ragazza più carina della scuola, e s'inventa il gioco dello scambio di gomme per assaporare l'umido della sua bocca, come fanno i ragazzi; come fanno gli adulti. Si era sentito un tredicenne, mentre Miss I non lo aveva giudicato male nemmeno per un secondo. Aveva abbassato il capo verso quello di Mr U, che le si era coricato addosso, come i bimbi stanno in grembo alle loro madri. E aveva approfittato a sua volta di quella richiesta per sentire il caldo di Mr U; per sentire il caldo, insieme.


Mr U masticò la gomma ancora per un po'; mezz'ora, o forse più. Poi, giunta l'ora di cena, dovette levarsela dalla bocca, per dare spazio all'ingresso del cibo.
Non aveva avuto il coraggio di buttarla.
La fissò e la prese in mano, dopo cena. La fissò per qualche istante, e poi si voltò verso sinistra, sorridendo e facendo cenno di no con la testa; era un cenno che rivolgeva a se stesso, un po' incredulo per quello che aveva fatto...
Pensò anche di rimetterla in bocca, ma ne avrebbe rovinato il sapore, e l'odore. La tenne tra pollice e indice e la portò alle narici. Questa piccola pallina rotonda, questa piccola pallina che prima aveva la forma di un confetto, è stata dentro la sua bocca; è stata nella sua bocca, pensò. E' stata dentro la sua bocca proprio come la mia bocca è stata dentro la sua bocca, per un po'; pensò.
La tenne tra le dita e l'annusò. E sapeva di menta, di lei; sapeva soprattutto di lei.

Etichette: ,

 
posted by buИCiA at 21:30 | Permalink | 6 comments
giovedì 28 febbraio 2008
Un giorno dopo l'altro
Mi succede di frequente di ignorare la sveglia del pomeriggio, e quella di oggi è stata ignorata così tanto che nemmeno mi ricordo di averla staccata; nemmeno mi ricordo di averla sentita suonare. Mi addormento verso le quattro di un pomeriggio che avrebbe dovuto essere - studiosamente parlando - produttivo. Mi sveglio che sono le cinque e tre quarti con la sensazione di aver perso ore preziose nel limbo di un ozio privo, tra le altre cose, di sogni.


Mi siedo davanti al computer, annoiata, ma trovo il modo di sentirmi utile quando Gilda si solleva reggendosi sulle zampine posteriori e, cominciando ad attirare la mia attenzione grattandomi un braccio con quelle anteriori, mi fa capire che ha bisogno di me; o, almeno, delle mie coccole. La tiro su e la faccio adagiare sulle mie cosce; posa il capo nell'interno del gomito e si lascia andare a sporadici addormentamenti, in cui cede alla forza di gravità e poi si desta, a causa della posizione, poco consona ad un pisolino, in cui è. Potrebbe andare a dormire sul divano, per terra o nella sua cuccia, e invece vuole stare qui, tra le mie braccia. Questo mi fa onore. E mi fa anche sorridere, quando avverto i piccoli sobbalzi che fa, per via di un improvviso singhiozzo. Mi scordo sempre che anche ai cani può venire!
La lascio sonnecchiare su di me ancora un po' e poi la porto fuori. Lettore mp3 alla mano (anzi, all'orecchio); tempo fa non uscivo mai senza ed era una semitragedia quando lo scordavo a casa. Mi sono abituata a lasciarlo sulla scrivania di camera mia da quando ho l'occasione di usare di più la macchina (e lì accendo la radio), mentre fino a qualche mese fa vivevo dentro ai mezzi pubblici, e non sempre risulta facile occupare l'attesa del bus e il tragitto seguente solo con i pensieri. i pensieri viaggiano meglio, se scorrono al suono di una musica.


Così, un passo dopo l'altro, ascolto Simone White domandarsi how many moons are reflected in the lake, lascio urlare i Linea 77, cerco di resistere dal dondolare sui Pixies, e dal cantare insieme agli Afterhours. Oggi è una di quelle mie giornate non proprio allegre, e allora apro una parentesi simpatica con Cochi e Renato (perchè sì, la vita l'è bela, l'è bela, basta avere l'umbrela, l'umbrela, che ripara la testa...).

Mi riavvio verso casa, e mi chiudo il mondo alle spalle. Ora siamo io, Gilda e i Verdena. Chissà come farà, a loro, a venire dolce anche senza miele...?



Etichette: , , , , , , ,

 
posted by buИCiA at 21:10 | Permalink | 6 comments
mercoledì 27 febbraio 2008
Posso, ma non so se voglio
Potrei studiare - anzi, dovrei proprio studiare.

Potrei leggere.
Potrei uscire - anzi, dovrei proprio uscire a fare la spesa.
Potrei dormire.
Potrei coricarmi sul divano a guardare la televisione per ore.
Potrei non pensare a nulla.
Potrei telefonare - ma alcune delle amiche che chiamo di solito le ho già sentite, e quindi questa carta non la posso più giocare.
Potrei fare un po' di cose, insomma. Ma la mia volontà si rifiuta.


Perchè ho un grado di positivismo che dura per una mezz'ora al massimo su un totale di ventiquattr'ore?
E tutto il resto?! E' noia?!?


Etichette: ,

 
posted by buИCiA at 17:23 | Permalink | 6 comments
martedì 26 febbraio 2008
E' una citazione*
Non mi piace Scamarcio. Non ho mai letto Tre metri sopra il cielo, e giunta a questo punto credo che mai lo leggerò. Continuo a pensarci e credo che, per quanto trovi il Riccardo della situazione belloccio, dal punto di vista recitativo non mi sembra chissà poi chè... Eppure stasera mi trovo qui, davanti alla tivu, a guardare il film tratto dal libro di Moccia.


Mi era già capitato di vederlo, spinta dalla curiosità, ma non l'ho mai visto per intero (un po' come Full Metal Jacket, che invece ho sempre desiderato guardare fino alla fine, ma non ho mai potuto farlo, dato che, per qualche strana ragione, arrivo sempre alla scena in cui Palla di lardo si spara un colpo di fucile in bocca, e poi non riesco ad andare oltre... Forse è perchè lo trasmettono sempre troppo tardi e dopo un po' crollo dal sonno?!).


Così sono qui a vedere narrare cinematograficamente l'amore adolescenziale, e il modo in cui una ragazza dice timidamente al proprio ragazzo di non aver mai fatto l'amore prima... Scena che, peraltro, viene interrotta dalla pubblicità...
Aggrotto le sopracciglia pensando che sia un film banale e un tantino scontato. Ma mi contraddico, dovendo ammettere che.


Che lei è davvero magra e fa invidia.
Che lui è moro con gli occhi chiari, e ha l'aria del bello e dannato. E sfreccia via in mezzo al vento con lei che lo abbraccia. E chi non lo vorrebbe un tipo così?!
Che, nel complesso, tutti quei ragazzetti frequentano più rave party di quanti ne frequenterò mai io in vita mia.
Che probabilmente perderei le mie giornate a sospirare, se avessi un ragazzo per cui perdere la testa, che venisse a prendermi in moto e mi portasse in riva al mare...
Che ormai ho ventiquattro anni, se potessi tornerei ad essere una liceale, perchè penso di soffrire di una similsindrome di Peter Pan, e che, dopo questi ragionamenti, capisco in pieno perchè questo film ha avuto così tanto successo.
Che è un peccato che, poi, il film finisca male (e non ho mai visto il seguito, quindi ignoro come nuovamente sia finito), ma l'amore, a diciassette anni, o sedici, o quindici, finisce spesso così; finisce. E quindi il film, in questo, è realistico.


Riassumendo, il succo della faccenda è che il film non mi piace. Ma anche si. Quindi, lo ribadisco: contraddico me stessa. E allora?! Io sono vasta... contengo moltitudini...*




Etichette: , ,

 
posted by buИCiA at 23:42 | Permalink | 3 comments
lunedì 25 febbraio 2008
"Mani, chiede le tue mani", dice la canzone
Quanta importanza hanno le mani?
Con le mani si scrive, con le mani si mangia, con le mani ci si lava, con le mani si costruiscono le case. L'elenco sarebbe infinito.
Le mani non sono solo essenziali, esprimono anche un fascino che va al di là dell'attrazione che si prova verso un fisico ben fatto. Io stessa, quando osservo un ragazzo, guardo prima il viso. E poi fiondo la vista sulle mani. Le mani. Leopardi sosteneva che una bellezza perfetta è priva di significanza. Sottoscrivo in pieno; e aggiungo che una bellezza perfetta, ma con mani che non suscitano attrazione, non è una bellezza. Poi nessuno è perfetto, e questo si sa. Ma le mani contano. Ah, se contano!

Fatto sta che me ne stavo lì, a chattare in msn con Fra, e abbiamo cominciato a parlare di tesi di laurea, e di esami da preparare... E le dico dell'esame di Teoria della narrazione che mi manca, e lo collego mentalmente con il dvd che ho visto sabato; visione quasi obbligata, dato che il testo d'esame analizza The Village di Shyamalan.
Cosa c'entrano le mani?! Le mani c'entrano, sempre. Perchè me ne stavo lì, sabato, a guardare questo film, di cui conoscevo già la trama e già la fine (avendo letto il libro di cui sopra, che ne fa l'analisi...) e non mi aspettavo grandi cose. E poi quella scena, che mi ha fatto rimanere con il fiato mozzato... quasi commossa dalla musica che l'accompagnava e dal susseguirsi di frame, che hanno condotto la mano di Lucius nella mano di Ivy, e poi a correre, insieme, sempre mano nella mano, e a mettersi in salvo, ancora terrorizzati e poi - meglio - stupiti, di trovarsi ancora così, con quelle parti di corpo ancora legate; quelle parti di corpo che sprigionano più initimità di quanto comunemente si potrebbe credere. Rivedrei quella scena all'infinito.

Quante volte ci sentiamo imbarazzati, ci sentiamo a disagio, se qualcuno che non conosciamo viene a contatto con le nostre mani? Sull'autobus, quando per tenerci aggrappati in mezzo alla folla, le poggiamo dove sono già presenti quelle di qualcun'altro; quando paghiamo qualcosa, e colui o colei che ci restituisce il resto ce lo poggia dentro il palmo. E' inconsueto che delle mani estranee vengano a toccarsi. Perchè le mani sono strane. Le mani sono intime. Le mani sono. Le mani.
Quanti gesti si fanno con le mani? E quanti non si fanno?!

"Ci sono gesti che non facciamo, pur desiderandolo, perchè gli altri non capiscano ciò che vogliamo".

Con le mani si costruisce. Con le mani si conosce. Con le mani si vuole. Con le mani si desidera.
Le mani, le mani; e ancora le mani. Anche il termine che è stato loro assegnato ha un certo nonsoché... Suona proprio come una mano che fluttua nel vento, per danzare il suono di una dolce melodia.


Etichette: , ,

 
posted by buИCiA at 23:17 | Permalink | 3 comments
domenica 24 febbraio 2008
Coda alta e niente trucco

(...)

Perchè mi ricorda di quand'ero tredicenne. E della passione che ho avuto per la sua musica. Perchè mi ricorda delle mie inizzializzazioni ai concerti. Mi ricorda la terza media. Mi ricorda il ragazzo che avevo all'epoca, che arrivò in bici sotto casa mia, la sera prima di uno di quei primi concerti, per salutarmi; dato che il giorno dopo non ci saremmo visti. Mi ricorda anche l'estate. Mi ricorda un'amica che ho perso (che ha voluto perdermi, e che non ha fatto abbastanza per ritrovarmi*). Mi ricorda che si poteva essere ingenui e felici per poco. Mi ricorda le musicassette. E i pomeriggi al sole, su una panchina. Mi ricorda il coprifuoco alle 19, 30 prima di cena; e alle 23, 30 dopo cena. Mi ricorda i tornei di calcetto. I volti all'insù per guardare le stelle del cielo di Acceglio. L'ultima sera intorno al falò. Le lacrime per aver conosciuto qualcuno che mi aveva fatto stare bene. Il sole in mezzo alla primavera e l'estate. Il primo viaggio in treno da sola. I sorrisi. Mi ricorda che si cambia. POi si cambia. E si può solo ricordare come si era.


Etichette: , ,

 
posted by buИCiA at 12:19 | Permalink | 6 comments
sabato 23 febbraio 2008
Stando
Naso tappato, pizza stracchino e rucola, e tv.


Oggi non ho proprio visto la luce del sole, se non quella che è venuta a farmi visita passando dalle finestre, senza chiedere il permesso di entrare; che poi non ne ha nemmeno bisogno, perchè è sempre la benvenuta. E' che il raffreddore avanza, e ho preferito non rischiare di peggiorare la situazione esponendomi al freddo ambientale.

Mia mamma dorme sul divano; Gilda un po' più in là, sul pavimento. Con la coda dell'occhio, vedo le immagini di Senza traccia che scorrono sul televisore. Mi spiace un po' di non essere uscita nemmeno stasera, un po' d'aria fresca mi avrebbe fatto svagare; ma non è un dispiacere esagerato. La serata è tranquilla, e a volte mi va l'idea di passare il sabato sera a casa, in compagnia di mia mamma.
Sento Chiara al telefono. Credo che ogni notte dovrebbe essere invitata ad essere buona da una voce amica.

Mi guardo intorno ancora un po'. Mi vien proprio voglia di scrivere e lo faccio. Spero nel sole di domani. Ribadisco il pensiero per cui non è affatto un peccato non sfogare un sabato all'esterno; e soprattutto non è un obbligo. Eppure mi sembra di sentire una mancanza.
Forse so anche di cosa si tratta. Ma non lo dico.

Etichette: , , ,

 
posted by buИCiA at 22:24 | Permalink | 3 comments
venerdì 22 febbraio 2008
E il cielo chiude su te le sue ali
La pelle rimase qualche istante fra i denti; pizzicò. Mr U allontanò istintivamente la sua faccia dalla morsa di Miss I. La guardò da arrabbiato, e le tirò uno schiaffetto; sempre istintivamente.

"Scusa, non l'ho fatto apposta! Scusa!!", esclamò lei, avendo avvertito lo strappo piuttosto consistente della pelle di lui da sotto i suoi denti.
"Ma... mi hai tirato uno schiaffo!", esclamò subito dopo, arrabbiata a sua volta per la reazione brusca di Mr U.
Lui prese a negare, poi si riaddolcì.
"Non devi lasciare segni".

Miss I si tenne ad una certa distanza da Mr U, un po' imbarazzata e infastidita dall'accaduto.
"Ma mica farai la permalosa, adesso?!". E le si avvicinò, fermandosi a dieci centimetri dal suo volto.
Occhi negli occhi.
Prima un sorriso maschile. Poi uno femminile.
Ancora un'esitazione.
E la bocca dell'uno nella bocca dell'altra.

Durò finchè i denti di Mr U affondarono nel labbro inferiore di Miss I.

"Ahi! Ora mi hai morsicato tu!".
"E' stato solo un morsichino...", disse lui, divertito; molto divertito.
"Fa male", si lamentò Miss I, divertita a sua volta. Le piaceva sempre giocare con la sua dolce metà, o - come preferiva definirlo lei - con la dolce continuazione del suo infinito.
Finirà, il dolore finirà, tutto finisce, prima o poi; sentenziò Mr U prima di dare conclusione alla danza che le loro lingue avevano cominciato pochi attimi prima.
Miss I pensò che l'amore per Mr U, fino ad allora, non aveva ancora conosciuto quella parola, fine; e pensò che probabilmente non l'avrebbe conosciuta mai. Mr U non l'avrebbe ammesso, ma nel suo cuore, in gran segreto, tenne nascosto lo stesso pensiero. Forse lo teneva nascosto già da un po'.

Prima di salutarsi, Mr U e Miss I si tennero stretti l'uno all'altra in un forte abbraccio. Un abbraccio del tutto normale, se guardato frontalmente. Visto dall'alto, lo stesso abbraccio avrebbe la forma di un otto orizzontale; il segno dell'infinito. Di quell'infinito.



Etichette: , , ,

 
posted by buИCiA at 23:41 | Permalink | 5 comments
Isterico/depresso andante
Credo che ci siano certi posti, nel mondo, in cui la gente non si possa permettere di stare troppo male.

Poco fa ho chiamato il CUP delle Molinette di Torino per prenotare i miei attesissimi test allergologici. La signora che mi risponde, dopo che la mia era la ventottesima chiamata in attesa (e forse anche per questo definisco i test "attesissimi"...), mi domanda per quale tipo di problema ne ho bisogno e immediatamente dopo mi fa cascare le braccia e tutto quello che mi può cascare dicendomi che il primo posto disponibile è il 18 luglio.

Il 18 luglio.

Cioè, forse non ci siamo capiti: il 18 luglio!!! E siamo appena al 22 febbraio. E sì che il cortisone mi sta dando un po' di sollievo, ma mi sono anche un po' stufata di andare avanti a pomate, nella speranza che facciano miracoli. Senza parlare del fatto che mi sto ossessionando pensando che probabilmente risulterò essere allergica al nichel (ma potrebbe anche non essere così), e pertanto cerco di evitare di mangiare quegli alimenti che lo contengono. Avete idea di quanti siano i cibi all'interno dei quali sia presente - anche se in percentuali bassissime - del nichel?!
Le uova di gallina, le aringhe, le ostriche, i funghi, il lievito in polvere, i fagioli, i piselli, le arachidi, le lenticchie, le nocciole, gli asparagi, la lattuga, la margarina, i cavoli, i broccoli, le carote, le cipolle, gli spinaci, i pomodori, l'uva, il vino, il granoturco, la farina di grano intero, le pere, il rabarbaro, il the. Per non parlare del cioccolato e del cacao. Quest'ultimo è l'alimento che pare contenerne di più: 10 mg/kg.

Ora, considerando che io sono vegetariana e che non mangio carne, nè pesce; che i legumi sono l'alimento principale che mi permette di supplire alla carenza di ferro e che a tal fine anche la frutta secca dovrebbe essere mangiata; e che vivo praticamente di pasta, formaggi, frutta e verdura, che mi piace il cioccolato e che adoro bere il the, sia caldo che freddo... direi che se la mia allergia è davvero al nichel, d'ora in poi camperò d'aria!!

Anyway, il 18 luglio mi sembra essere davvero troppo lontano, così tento ancora chiamando il C.T.O. e a seguire il Mauriziano. Ma dopo le 14 del venerdì è impossibile prenotare visite, occorre per forza aspettare lunedì. Dovremmo informare i germi, i batteri, gli allergeni, i virus e le malattie che nel week end dovrebbero cominciare a riposarsi anche loro, perchè intanto non si possono prenotare le visite e gli esami utili a debellarli dopo una certa ora del giorno e dopo un certo giorno della settimana.

Un ultimo tentativo. Questa volta chiamo il Policlinico di Pavia. E lì mi danno appuntamento senza farmi attendere la vita intera (anche se la cordialità di chi risponde rimane sempre un po' un optional).

Ora l'interrogativo è: come ci arriverò all'ospedale di Pavia?!? "Ci sono i treni!", è la pronta risposta di mia mamma, che - lavorando - non potrà accompagnarmi. Ed io non mi sento di guidare da sola fino a Pavia. Fosse stato fino a Torino, sì, perchè conosco la strada quasi a memoria e anche a voler andare in treno, poi, dentro la città, mi so orientare. A Pavia, no. A Pavia sono stata solo una volta. Non mi va di sperimentare un'autostrada "nuova", con il fatto che non posso permettermi di perdermi, dato che i test sono alle 9 del mattino; non posso proprio perdermi per delle ore! L'unica soluzione rimane il treno alle 7 del mattino e a seguire taxi, che per fare tre chilometri mi svenerà; a dir poco, mi svenerà.

E' in momenti come questo che vorrei poter avere qualcuno che mi tranquillizzi dicendomi "Non ti preoccupare, ti accompagno io". Qualcuno come un padre. O un fidanzato.
Sorry, non ho nessuno dei due.

Farò da me. Che - dicono - valga per tre.
Ci credo??? Massì, faccio che crederci. Non ho molte alternative.


Etichette: ,

 
posted by buИCiA at 16:24 | Permalink | 11 comments
mercoledì 20 febbraio 2008
Spogliandomi
La sensazione è un po' quella di quando, da piccola, tastavo con la lingua la gengiva, lì dove il dente era da poco caduto. Si sentiva che, in quel punto, la gengiva era diversa dal resto delle gengive. Così come adesso si sente, nell'interno del labbro, che c'è qualcosa di diverso da prima. Qualcosa manca. Anche se mi sembra ancora di averlo.

Oggi mi sono denudata dei braccialetti che avevo e, a seguire, anche dei piercing. Finchè non farò i test per l'allergia, preferisco star sicura, casomai un giorno scoprissi di essere allergica al nichel o componenti di quel tipo.
E' stata un po' dura. Perchè i braccialetti rimangono lì, eventualmente li posso rimettere. Ma i piercing... una volta che la pelle si è cicatrizzata, non li avrò più.
Avevo il piercing all'ombelico da quando avevo diciassette anni; mentre quello al labbro l'ho fatto due anni fa. E sì che prima o poi sarebbero stati da togliere, soprattutto quello al labbro, che è visibile, e per il futuro mondo del lavoro avrebbe potuto costituire un problema... ma avrei preferito prendere questa scelta senza essere quasi obbligata.



Al momento ho tenuto solo il braccialetto che mi ha regalato la mamma per la laurea. E gli orecchini. Di quelli che ho, solo tre sono in dubbio, nel senso che non so di preciso di quali materiali siano costituiti, e quindi non so se toglierli o meno. Per togliere gli orecchini non sono ancora pronta. La mia identità ne verrebbe troppo segnata!



Vale dice che senza ferro in faccia sto meglio. Forse ha ragione. O, almeno, cerco di convincermi che sia così...





Etichette: , ,

 
posted by buИCiA at 22:15 | Permalink | 9 comments
martedì 19 febbraio 2008
Surfin' Torino
Mi piace guardare fuori dal treno, di solito. E invece stamattina lo faccio poco. Avevo programmato di leggere fino a Villafranca, o fino a Villanova; poi smettere, e guardare fuori fino a Torino, per vedere le montagne che, laggiù in fondo, vengono fuori dal nulla, quando la giornata è limpida. Invece rimango totalmente presa dal libro che sto leggendo (Farenheit 451, di Ray Bradbury), e così continuo a leggere fino a Lingotto. Poi basta, perchè dopo poco si scende.

Sono circa le nove e un quarto, ed è presto, perchè il mio appuntamento è alle dieci e quaranta. Così cammino lungo Via Roma e decido di andare a fare colazione in una traversa di cui ignoro il nome, in un bar che si chiama Bar Stampa (perchè di fronte c'è la libreria La Stampa) e che mi piace, perchè una volta sono stata lì con Franci, ed era stato lo sfondo di una bella chiacchierata.
Ordino una brioches alla crema e una spremuta d'arancia. Un signore mi porge un Leggo. "Se vuole sfogliarlo, mentre aspetta la colazione....". Grazie! E poi dicono che i torinesi non sono genitili!
Si fanno le dieci. Mi incammino, e comincio ad essere un po' agitata per il mio appuntamento. Che è un colloquio di lavoro. I colloqui mi agitano sempre.
Percorro la strada con calma, guardo le vetrine... Si fanno le dieci e venti; decido di citofonare lì dove devo andare. Esiste un tempo di anticipo giusto con cui arrivare ai colloqui di lavoro?! Non lo so. Comunque credo sia meglio in anticipo che in ritardo. Driiin! E salgo. Mi ricevono dei ragazzi giovani che mi accolgono con un ciao, mi invitano a sedermi e mi offrono dell'acqua. Mi piace il fatto che siano così cordiali e sorridenti. E mi piace l'informalità. Se vai ad un colloquio e trovi qualcuno che ti sbatte in faccia la differenza tra te, che sei lì in tensione, e loro, che dall'altra parte lavorano già e quella tensione non la provano più... beh, credo che una cosa del genere non faccia altro che innervosire ancor di più. Nel posto in cui sono capitata oggi non è così, e anche coloro coi quali sostengo il colloquio mi siedono di fronte con molta semplicità. L'età che ci separa è poca. Mi piace questa gente; si, direi proprio che mi piace.

Esco con un sorriso e salutando con un ciao. E' stata una discussione piacevole. Non so se mi chiameranno, e magari non lo faranno mai. Ma per adesso fantastico un po' su come potrebbe essere lavorare a Torino. Su come potrebbe essere vivere a Torino... Cammino continuando a sorridere. Inevitabilmente.

Incontro Ele, Eli e Valentina; andiamo a prendere un caffè in Via Po. La nostra destinazione, ora, è Palazzo Nuovo. Valentina cerca l'aula 39, al primo piano. Fuori dalle aule ci sono un po' di studenti ammassati. Non salivo al primo piano da un bel po'. Mi sembra di sentirmi fuori luogo rispetto a tutti quelli che sono qui per seguire una lezione. La sensazione dura poco: saluto le ragazze dopo dieci minuti, per andare a fare il topo di biblioteca; o questa tesi di laurea, senza i dovuti libri, saggi e articoli, non comincerà mai.
Vado a mangiare alle due e mezza; di nuovo Via Po, ma bar differente. Mi ritrovo a mangiare da sola in mezzo a tavoli occupati da gruppi di studenti che vanno da un numero di due persone in su. Non mi piace mangiare da sola. Mi piace farlo camminando e gustando la città intorno a me; ma non mi piace farlo all'interno dei locali. E' come se fossi costretta a provare una solitudine, anche se, di per sè, in quel momento esser sola non è sgradevole. La solitudine va anche apprezzata, quando si sta bene con se stessi.
Parlo un po' al telefono con Franci mentre aspetto i miei gnocchi.

Fuori fa freddo, ma è tutto il giorno che splende un bellissimo sole. E' una giornata serena.
Prendo al volo il 15. Questo pomeriggio ho una visita medica. So a malapena dove devo andare, ma non mi preoccupo. A Torino riesco ad avere un senso dell'orientamento che nemmeno nella mia città ho.

Visita e poi stazione per tornare a casa.

Sul treno, crollo dal sonno. Mi sveglio ad Asti. E da qui in poi guardo fuori dal finestrino. Lo faccio ora e lo faccio valere anche per stamattina. Sopra il Tanaro si specchia il sole del tramonto, lasciando un po' di colore prima di darla vinta al buio, che ha già raggiunto il resto del cielo.

Camminando verso casa, avverto che l'aria si fa ancora più fredda. Ma, a parer mio, non è più l'aria dell'inverno; è l'aria fresca che preannuncia la primavera.

Tiro le somme di una giornata che credo proprio sia stata positiva. Se non fosse per il fastidio misto al dolore che provo alle mani, a causa dell'allergia diagnosticatami. Mi innervosisco al punto di versare un paio di lacrime. Poi mi metto a scrivere, per rilassarmi un po'; anche se per scrivere devo usare le mani, mentre - forse - sarebbe meglio tenerle a riposo.
Ma che ci posso fare?! Scrivere mi piace, mi piace troppo. Scrivere mi fa stare bene.
Quindi decido di patire un po' di dolore fisico, a favore di un immenso piacere spirituale.



Etichette: , , , ,

 
posted by buИCiA at 22:43 | Permalink | 8 comments
lunedì 18 febbraio 2008
Ma il vuoto crea stabilità
A casa, in malattia, ascolto un po' di Afterhours, mentre tengo una coperta addosso.
Solo poche righe per comunicare (in)direttamente che non c'è niente che sia per sempre. E anche se oggi "love is pain", chissà che, magari, un domani, love non sia happiness.
Certe persone, quel "sempre", se lo meriterebbero proprio.
Non aggiungo altro. A buon intenditor, poche parole. O, come da sopra, poche righe.





Etichette: , , ,

 
posted by buИCiA at 10:13 | Permalink | 6 comments
domenica 17 febbraio 2008
Il pranzo della domenica
Quando vado a Torino con qualcuno che non ci va da molto, o che non c'è stato abbastanza, mi piace fare "gli onori di casa", e presentare la città come se io ne fossi un po' un'abitante; cosa che - ahimè - purtroppo non sono.

Mi piace sapere dove andare e come arrivarci. Mi piace spiegare che io facevo lezione lì, lì e poi anche lì e qui. Mi piace parlare di Piazza San Carlo, e Piazza Castello, e Piazza Vittorio e del Valentino. Mi piace dire "Quella è la Mole!", anche se è quasi scontato che il turista di turno lo sappia, che è la Mole. Ma a me piace dirlo, e trovare l'approvazione di chi mi ascolta mentre lo dico.


Oggi sono stata a Torino con Vale, e abbiamo pranzato a casa di una sua amica (siciliana come lei) che da poco si è trasferita nella prima capitale d'Italia, per studiare. Mi è piaciuta subito l'atmosfera che si è creata.
L'appartamento, in una traversa di Piazza Vittorio, si è dimostrato subito carico di allegria, con le pareti colorate di arancione e le porte di verde. Appena entrate abbiamo trovato i ragazzi che erano già alle prese coi fornelli, mentre l'altra coinquilina è arrivata più tardi, finito di prepararsi in bagno. Quando vado a mangiare a casa della gente, specialmente se è gente sconosciuta fino a quel momento, mi sento un po' in soggezione, dato che, essendo vegetariana, capita di rado che io possa mangiare le stesse cose che mangiano gli altri. Ed oggi il menù prevedeva lasagne al ragù... Ma i ragazzi (l'uno, il fratello della coinquilina, l'altro, loro dirimpettaio) si sono immediatamente messi in azione per cucinare per me - solo per me - un po' di pasta ai funghi. Quindi ok, problema cibo risolto; imbarazzo per non mangiare carne passato; sono cominciate anche le chiacchiere ed è stato bello trovarsi lì, tra studenti siculo-piemonte-marchigiani, a parlare di università, di lavoro, di fidanzati, di non fidanzati, di quant'è bella Torino, e via discorrendo.
E' un tipo di atmosfera di cui, in questi anni di università, ho sentito la mancanza. Quell'esperienza di condividere la casa, le bollette, le avventure in una città che non è quella natale, ma che accomuna tutti coloro che per studiare si trovano lì; l'esperienza di fare la spesa insieme, e di cucinare insieme, e lavare, e andare a dormire sotto lo stesso tetto, che si è ancora insieme. Si, mi manca. E ho sempre invidiato chi ha avuto o ha l'opportunità di farlo.


Dopo il pranzo, caffè ed altre chiacchiere. E poi fuori. A camminare in Via Po. E in Via Roma.

Compro un libro.

E arriva l'ora di avviarsi verso la stazione. Salutiamo i nostri compagni della domenica; di questa domenica.


Prima del treno, però, mancano ancora due cose.


Illustrare a Vale l'usanza di calpestare il toro sotto i portici di Piazza San Carlo. Tirandoci qualche bel pestone sopra, dopo aver espresso un desiderio!


E prendere un marocco con la nutella, non molto distante da lì.







Etichette: , ,

 
posted by buИCiA at 23:48 | Permalink | 3 comments
venerdì 15 febbraio 2008
Blue(s)
La tazza da cui bevo il mio the è blu. Come la coperta che mi sta scaldando. E il pigiama che metterò prima di andare a dormire.
Anche la maglia che avevo indosso ieri, per stare in casa, era blu. E lo è la cartellina che uso al lavoro per tenere le mie cose.
Blu è anche il colore di questi caratteri.

Strano. Di solito mi esprimo con il nero.


Etichette: , , ,

 
posted by buИCiA at 23:36 | Permalink | 11 comments
giovedì 14 febbraio 2008
Al suon di uno Stradivari
Me ne stavo coricata lì, sul divano, ieri sera. Con addosso due coperte, a causa del freddo procurato dal mancato funzionamento della mia caldaia. Annoiata dai programmi finiti e dalla solitudine. Stavo lì, così, quando ho visto cominciare su Rai2 un programma di pattinaggio sul ghiaccio. Il presentatore (Bossari) e il tema sanvalentiniano mi stavano inducendo a cambiare canale, ma la locazione dove si teneva lo spettacolo era il Pala Vela di Torino e il pattinaggio sul ghiaccio mi affascina; così, motivata da queste due ragioni, ho deciso di fermarmi un po' a guardare (storcendo, comunque, un po' il naso per quell'enorme cuore rosso sotto il "Pensiero stupendo" che dava il titolo alla trasmissione).

Dopo poco mi vedo arrivare su quella pista bianca Evgeni Plushenko, che comincia a girare in mille piroette, a saltare, a danzare, accompagnato dal suono di uno degli otto Stradivari rimanenti al mondo. Ed era tutto così... wow! Non mi viene in mente un'altra parola per esprimere quella bravura, quella capacità di andare contro a quelle forze fisiche che farebbero sbattere il culo a terra a qualsiasi altro essere umano non alla stessa altezza.




E penso che mi piacerebbe saper ballare sul ghiaccio, e sorridere dalla contentezza e dalla leggerezza, mentre lo faccio. Seguire la musica. Rincorrere una nota e raggiungerla in volo, per poi attarrare maestosamente e invocare gli oooooooohh!! degli spettatori.

E tenere le mani dietro la schiena, perchè non c'è bisogno di alcun appiglio; non ce n'è bisogno affatto.


E sorridere, ancora, con l'aria fresca contro il volto.

E scivolare...





Etichette: , , , , ,

 
posted by buИCiA at 17:55 | Permalink | 7 comments
martedì 12 febbraio 2008
Come quando fuori c'è il sole. E tu sei dentro
Di nuovo quella sensazione. Di quando ti addormenti senza quasi accorgertene, e ti svegli che fuori, quel sole fantastico che hai lasciato prima di chiudere le palpebre, non c'è più. La sensazione è strana, e non molto bella.
Un pomeriggio passato a far nulla. Ma d'altronde al mio risveglio sono già le sei passate, e la giornata è praticamente quasi finita.

Esco con Gilda e poi vado a fare la spesa. Ora sono quasi le otto di sera, e il supermercato è pieno di poca gente (suona come una figura retorica...). Gente che magari ha finito da poco di lavorare; o che ha dormito, oggi, come me. Gironzolo tra gli scaffali dei biscotti e dei the. Passo davanti ai barattoli di miele e mi viene in mente una frase... gli alberi profumavano di miele! Le mie solite strane associazioni mentali. Mi fermo davanti alle merendine, e sono indecisa su quali diventeranno oggetto delle mie colazioni. Non so se avete mai provato quell'indecisione stupida davanti ad una varietà di cose; che è proprio stupida, perchè ti fa stare lì, ferma, a pensare a cosa prendere, in preda ad una semi-ansia. La decisione è solo un pretesto, per sfogare uno stato d'animo che deriva da altro; forse deriva proprio da questo pomeriggio passato un po' così.
Rischio di essere noiosa? Forse rischio. Ma me ne importa relativamente. Di sicuro la primavera sarà migliore. Si, sarà migliore.

Ora sono qui che sorseggio una coca cola light, e lascio che una memoria sonora mi sussurri nella testa i Motel Connection, mentre cantano...


I'll protect you from the hooded claw
Keep the vampires from your door
Feels like fire
I'm so in love with you
Dreams are like angels
They keep bad at bay-bad at bay
Love is the light
Scaring darkness away-yeah
I'm so in love with you
Burns the soul
Make love your goal
The power of love
A force from above
Cleaning my soul
Flame on burn desire
Love with tongues of fire
Burns the soul
Make love your goal
I'll protect you from the hooded claw
Keep the vampires from your door
When the chips are down
I'll be around
With my undying, death-defying
Love for you
Envy will hurt itself
Let yourself be beautiful
Sparkling love, flowers
And pearls and pretty girls
Love is like an energy
Rushin' rushin' inside of me
The power of love
A force from above
Cleaning my soul
Flame on burn desire
Love with tongues of fire
Burns the soul
Make love your goal
This time we go sublime
Lovers entwine-divine divine
Love is danger, love is pleasure
Love is pure-the only treasure
I'm so in love with you
Burns the soul
Make love your goal
The power of love
A force from above
Cleaning my soul
The power of love
A force from above
A sky-scraping dove
Flame on burn desire
Love with tongues of fire
Burns the soul
Make love your goal
I'll protect you from the hooded claw
Keep the vampires from your door



Etichette: , , , , , ,

 
posted by buИCiA at 21:56 | Permalink | 9 comments
lunedì 11 febbraio 2008
Fuori è un giorno fragile... e anche dentro
Come quando hai voglia di dire qualcosa.
E non sai a chi.


Etichette: ,

 
posted by buИCiA at 19:01 | Permalink | 7 comments
domenica 10 febbraio 2008
Il mare d'inverno
Anche solo alla vista riesce ad essere appagante. Evoca subito un sorriso.

E poi ci sono quei fantastici colori sopra l'orizzonte, prima di arrivare all'azzurro del cielo. E ci sono le acque spumeggianti, con quel suono... shhhh, shhhh... Potrei rimanere ad ascoltare questa melodia per ore, senza mai stancarmi; addormentandomi, magari. Sono delle note così rilassanti...
Sugli scogli, giovani amanti si tengono abbracciati e si lasciano cullare dal vento. In altre occasioni li avrei invidiati. Oggi invece li lascio tranquilli, perchè stanno così bene... non voglio che la mia invidia li disturbi in alcun modo.

Sulla via del ritorno, le luci rosse delle macchine danzano alla perfezione con l'arrivo del tramonto.

E questi colori sono così belli che non mi dispiace nemmeno tornare a casa.





Etichette: , , ,

 
posted by buИCiA at 22:43 | Permalink | 6 comments
Fra oggi e domani
Mi addentro nei meandri di questa notte con gli occhi quasi chiusi. Il giorno nuovo è entrato da appena una manciata di minuti, ma il sonno comincia già a pesare. Sarà che Gilda stamattina è saltata sul letto tutta felice che non erano forse nemmeno le 9... E' che lei non ci pensa, al fatto che sia sabato, o domenica. Se lei vuole giocare, non si fa problemi a saltarti addosso, anche se tu sei steso a dormire... Ma come ci si può arrabbiare quando la sveglia ha il suo faccino?!


E' che non potevo mettermi a letto senza prima aver scritto qualcosa.


E allora scrivo di Vale, e della pizza che ho mangiato a casa sua. Pizza fatta rigorosamente in casa. Al suono di discorsi in italo/siciliano che non sempre ho la facoltà di capire... e questo è senza dubbio fonte di molte delle nostre risate!

A casa di Vale mi sento un po' come a casa mia. E non dipende da un fattore di ricordi d'infanzia legato a quelle quattro mura, perchè la casa dove sta ora non è quella dove stava con la sua famiglia quando ci siamo conosciute, e non è nemmeno quella dove vive abitualmente da qualche anno a questa parte (quella si trova un po' più a sud...). Dipende da un fattore di atmosfera. Di familiarità con le cose e le persone che aleggia nell'aria. Anche dell'odore di dentifricio che usa per lavarsi i denti prima di uscire. Non so perchè, ma l'odore di dentifricio ha un effetto particolare. Nel senso che di solito le persone si incontrano dopo che si sono già lavate e preparate e non mettono in mostra davanti agli occhi degli altri i momenti di questi preparativi. Se si è presenti nel momento in cui una persona si lava i denti, beh, significa che c'è confidenza, con quella persona. Significa che magari puoi parlarle anche mentre tiene la porta del bagno aperta e la puoi sentire rispondere mugugnando mentre mastica lo spazzolino, o mentre la schiuma del dentifricio le cola dalla bocca.
E' stupido, vero?! Si, forse lo è. Ma a me piace l'odore del dentifricio. E tutto ciò che ne deriva quando condividi una buona amicizia con chi si sta lavando i denti.


Questo mi ricorda che i miei denti sono già stati puliti e che ho già messo su il pigiama. Ho anche scritto qualche riga. Quindi - si - mi sa che ora posso andare a dormire.


Etichette: , , ,

 
posted by buИCiA at 00:18 | Permalink | 5 comments
giovedì 7 febbraio 2008
Da qui
Guardo fuori. Gilda, dal balcone, osserva i bambini che giocano al sole fresco e all'aria luminosa. Io li guardo filtrati da una tenda, e intanto ascolto Jeff Bucley mentre canta The Boy with the Thorn in his Side degli Smiths; e la canta con una voce davvero sublime. Credo che la ripeterà all'infinito all'interno di queste casse, anche se dal vivo non lo può più fare.
Sul monitor del mio computer, una foto di Torino, dove una luce altrettanto attraente come quella che c'è nel cielo adesso, m'invita a un po' di magia... come quando Mary Poppins entra nei quadri disegnati per terra, nel parco.

Un pomeriggio da sola. Non potrebbe essere altrimenti. Eppure...

Eppure.

Eppure, tra poco, credo che mi spiacerà rompere questa solitudine. A volte è l'unica in grado di farmi compagnia così bene.

Etichette: , , , ,

 
posted by buИCiA at 17:25 | Permalink | 14 comments
mercoledì 6 febbraio 2008
Illusione d'amore
Quando suonò il telefono, lei sapeva già che sarebbe stata una notizia negativa. E' che loro preferivano vedersi, piuttosto che parlare attraverso un apparecchio che alterava il timbro delle loro voci e che non consentiva di godere l'uno dell'odore dell'altra. Quella chiamata non sarebbe stato nulla di buono.


Quando suonò il telefono e lei rispose, dall'altra parte un "Ti ho beccata in tempo... Non riesco..." le rovinò la giornata. Non aveva aspettato altro dall'ultima volta in cui si erano visti. Rivederlo. Solo questo desiderava.

E non era nemmeno vero che Mr U aveva beccato in tempo Miss I. L'avrebbe beccata in tempo se l'avesse avvertita dell'appuntamento mancato almeno mezz'ora prima; almeno prima che si lavasse, che si ritruccasse quel po' che bastava per rendersi carina ai suoi occhi - gli occhi di Mr U -; almeno prima che stirasse velocemente un paio di pantaloni puliti; almeno prima che si infilasse le scarpe e il cappotto.
E, in effetti, nemmeno questo sarebbe bastato. Perchè quell'appuntamento mancato materialmente si aggiungeva all'investimento emotivo che Miss I avevo impiegato in quella serata. Ed era tanto, davvero tanto.


Quando buttò giù la cornetta, dall'altra parte, Mr U era dispiaciuto quanto e forse più di Miss I. Immaginava la faccia di lei mentre riagganciava il telefono e abbassava gli occhi, delusa.
Mi dispiace, piccola mia, pensò. Poi si diresse alla finestra. Le luci del tardo pomeriggio stavano abbandonando.


Da solo, il sole non basta; pensò.




Etichette: , , , ,

 
posted by buИCiA at 23:10 | Permalink | 8 comments
Oggi ho Saturno contro
Sabato sera ho cercato come una disperata la videocassetta di Santa Maradona, perchè volevo troppo rivederlo e volevo troppo rivederlo subito... Ma non l'ho trovata. Divento sempre così nervosa quando non trovo quello che cerco. E succede spesso. Davvero molto spesso.

Oggi la mia bile sta esplodendo a causa di questo adsl che non funziona come dovrebbe e come un fantastiliardo di spot pubblicitari al giorno affermano che dovrebbe funzionare. La complicazione del giorno consiste nel fatto che con due telefoni e un solo filtro per l'adsl, la connessione salta. Così esco apposta per comprare questo benedetto filtro. E???? E niente. Perchè la complicazione del giorno consiste anche nel fatto che se tengo attaccato modem e cordless e telefono fisso, funziona solo il fisso. Se stacco il fisso, cordless e modem vanno, ma non ho più il telefono fisso attaccato (ovviamente). E quindi?

Quindi oggi ho già colloquiato per due volte con gli operatori telefonici del caso. E devo aspettare due giorni affinchè vengano effettuate le dovute correzioni (sempre ammesso che ce ne siano e che abbiano effetto). Credo che richiamerò una terza volta per esporre il problema dei telefoni non funzionanti (e mica potevano inoltrare più di una richiesta all'interno di un'unica telefonata, non si potrà mica pretendere così tanto!)

La bile rischia di esplodere anche per altri motivi, che se ci penso mi sembrano futili, ma proprio per questo mi fanno innervosire ancora di più. La mancanza di rispetto da parte di persone amiche, la mancanza fisica di persone che vorrei vicine, ma sono geograficamente lontane da me, una tesi di laurea che tarda ad essere iniziata e che mi sa tarderà ancora un bel po'... un po' di cose.

E capisco altre persone che apparentemente hanno molto, ma si lamentano lo stesso. Si, le capisco proprio.

Questo post in origine era nato come risposta ad un commento di Burro, ma poi avevo voglia di scrivere e di sfogarmi un po', e così eccolo qua. E tanto per rimanere in tema di Santa Maradona... Ringrazio nuovamente Burro, perchè da lui ho scaricato la colonna sonora, all'incirca un'ora fa. Beh, almeno, in mancanza del film, faccio "trottare" la musica.

Io rimango in compagnia dei mie scleri ancora un po'. A tutti voi, auguro buonanotte.

Etichette: , , , ,

 
posted by buИCiA at 00:18 | Permalink | 20 comments
martedì 5 febbraio 2008
So delicate
E' l'una e un minuto di notte...


Non ho ancora sonno, ma so già che domani mattina mi pentirò di questa levataccia.
E' sempre più difficile svegliarsi al mattino (ma credo proprio che sia perchè vado a dormire sempre tardi la sera...).
Scarico e ascolto Pictures of you dei Cure. E Ricordare è inevitabile. Di quando, non molti mesi fa, facevo ancora più tardi, ma perchè le ore le passavo a casa di qualcun'altro, talvolta addormentandoci insieme e svegliandoci che erano le 4 del mattino. Ed era difficile tornare a casa poi, guidando, quando non era quel qualcun altro ad accompagnarmi; ma in quest'ultimo caso, era difficile per lui.
A questo qualcun altro piacciono molto i Cure. E una notte - una di quelle notti - tornando a casa tardi, alla radio passarono questa canzone. Non l'avevo mai sentita prima. Ma mi piacque sentire qualcosa che mi permetteva di rimanere ancora legata mentalmente a quel qualcuno da cui mi ero appena congedata con una dolce buonanotte. Un messaggio per dirglielo. Una risposta carina. E adesso questo ricordo, ogni volta che questa musica attraversa le mie orecchie. E non solo quelle.


Massì, penso ancora un po' a te, a volte... E che male c'è?! Tanto tu non lo puoi sapere.




Etichette: , , ,

 
posted by buИCiA at 01:01 | Permalink | 1 comments
sabato 2 febbraio 2008
Torino, oggi
Sono ancora fuori dal treno quando lo penso. Che rimane qui sempre un po' di me ogni volta che poi me ne vado. E di sabato particolarmente. Il sabato a Torino ha qualcosa di particolare. Sarà qualcosa nell'atmsofera, boh?! Sarà che è un'eccezione venirci di sabato e rimanere un po' più a lungo oltre che per qualcosa che riguarda direttamente l'università.
Mancano dieci minuti alla partenza, ma aspetto ancora, per salire. Perchè, una volta salita, non sarò già più qui. Mancherà un'ora al ritorno, ma sarà già come non essere più qui.

Il treno è un intercity, forse addirittura un intercity plus... E questa è un'altra eccezione. Ma oggi è sabato, è stata una bella giornata, e me lo posso anche permettere. Posto prenotato. Carrozza n°6. E' l'ultima carrozza in fondo. Volgo lo sguardo ancora una volta verso sinistra, all'inizio del binario, dove Franci, prima di andare via - ma già in procinto di - mi ha urlato un "ti voglio bene". E poi salgo.

Ora il treno ha appena lasciato la stazione. Ciao Torino, alla prossima.


Stamattina ho passato un paio d'ore in biblioteca, ma senza concludere quasi nulla. Non sapevo esattamente cosa cercare e il tempo a disposizione era limitato. Sono uscita di lì solo con qualche titolo e con la ferma convinzione che dovrò tornare un giorno che non sia il sesto della settimana, per avere la possibilità di usufruire di una copisteria aperta, e di una stampante collegata con i terminali della biblioteca, per stampare ciò che non è disponibile in formato cartaceo.
Palazzo Nuovo è semideserto ed aleggia una calma surreale per un atrio che, almeno fino al giovedì, è calpestato senza tregua da innumerevoli studenti. E' una calma bella, ma proprio per questo mi infonde un po' di nostalgia per quel rumore da pausa caffè durante le lezioni cui non sono più abituata da qualche mese.

Passo a prendere Ele e decidiamo di pranzare da Pastis, nel Quadrilatero. Quando capito qui dentro mi è inevitabile pensare a Santa Maradona, e a come Libero De Rienzo mi abbia fatto ridere in quel film. Quasi quasi, uno di questi giorni lo riguardo.









Finito di mangiare, io e Ele ci spostiamo al Caffè di Roma, dove ci raggiunge Franci. Rimaniamo a bere un caffè, finchè giunge il momento di dare inizio al nostro pellegrinaggio in onore di Giancarlo. L'aria è leggera, come le nostre risate e i nostri pensieri.

Mi piace camminare lungo i murazzi. Lo so, l'avrò detto più e più volte, ma più ci penso e più mi viene da dirlo, e più mi viene da dirlo, più sono contenta, proprio come quando sono fisicamente lì, come oggi, e posso ascoltare il traffico di Piazza Vittorio da una parte, e le urla dei vogatori che faticano sul Po, dall'altra .
Sopra le vetrate spezzate dalle fiamme, il muro di Gianca è nero, un nero alto che giunge fin dove il muro non è più muro, ma è marciapiede per coloro che camminano al di sopra del locale. I resti dei tavoli e di ciò che prima dell'incendio doveva essere qualcosa di meglio definito di quanto sia ora, sono ammassati lì fuori, privi della storia che un tempo li animava. Gianca è sporco - pardon - più sporco del solito. Gli rendiamo omaggio sostando davanti alla sue carcasse, e poi torniamo indietro. Camminiamo affiancando tutti gli altri locali. Guardo le vetrate del centro sociale e noto che anch'esse sono rotte, mancano interi pezzi. Non faccio in tempo a pensarlo, che Franci esclama ad alta voce quello che sta attraversando la mia mente.
"Se non sapessi che Gianca ha preso fuoco, non mi accorgerei della differenza con gli altri!".
In effetti, non cambia molto. E' la particolarità dei murazzi, quella di essere un po' "vissuti", ed è anche il motivo per cui mi piacciono così tanto. Sono fuori dagli schemi. Sono ciò che non ti aspetteresti di trovare, quando sai che sono così tanto frequentati e ne senti parlare così tanto, e ci capiti per la prima volta.




Via Po e Via Roma son cariche di gente. Tanto che non sempre riusciamo a rimanere in tre, l'una di fianco alle altre. La calca, talvolta, richiede di camminare in fila semi-indiana. Ma poi ci ricongiungiamo. Sempre. Prima di separarci, ancora un giro in libreria, in Piazza CLN. Franci ricorda di quando qui aveva visto Andrea Pezzi. E io ricordo di una delle varie volte in cui ho assistito alla presentazione di uno dei libri di Culicchia. Franci compra un cd e un libro ("La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano, che consigliamo molto per la foto dell'autore presente nella terza di copertina...), e fuori di lì salutiamo Elena. Rimaniamo noi due, che ci dirigiamo in stazione. E nel frattempo io mi godo ancora quest'allegria, la spensieratezza di quando sono con Fra, che non mi abbandona nemmeno quando siamo ferme al passaggio pedonale davanti Porta Nuova; nemmeno in coda per fare il biglietto. Rimane sospesa nel tempo quando Fra mi saluta, per poi allontanarsi insieme al tramonto dal binario dove sosta il mio treno. Ciao spensieratezza. Anche con te ci vediamo alla prossima.



Etichette: , , , , , , , , , , , , , ,

 
posted by buИCiA at 22:13 | Permalink | 11 comments