i miei pensieri, nell'etere
martedì 19 febbraio 2008
Surfin' Torino
Mi piace guardare fuori dal treno, di solito. E invece stamattina lo faccio poco. Avevo programmato di leggere fino a Villafranca, o fino a Villanova; poi smettere, e guardare fuori fino a Torino, per vedere le montagne che, laggiù in fondo, vengono fuori dal nulla, quando la giornata è limpida. Invece rimango totalmente presa dal libro che sto leggendo (Farenheit 451, di Ray Bradbury), e così continuo a leggere fino a Lingotto. Poi basta, perchè dopo poco si scende.

Sono circa le nove e un quarto, ed è presto, perchè il mio appuntamento è alle dieci e quaranta. Così cammino lungo Via Roma e decido di andare a fare colazione in una traversa di cui ignoro il nome, in un bar che si chiama Bar Stampa (perchè di fronte c'è la libreria La Stampa) e che mi piace, perchè una volta sono stata lì con Franci, ed era stato lo sfondo di una bella chiacchierata.
Ordino una brioches alla crema e una spremuta d'arancia. Un signore mi porge un Leggo. "Se vuole sfogliarlo, mentre aspetta la colazione....". Grazie! E poi dicono che i torinesi non sono genitili!
Si fanno le dieci. Mi incammino, e comincio ad essere un po' agitata per il mio appuntamento. Che è un colloquio di lavoro. I colloqui mi agitano sempre.
Percorro la strada con calma, guardo le vetrine... Si fanno le dieci e venti; decido di citofonare lì dove devo andare. Esiste un tempo di anticipo giusto con cui arrivare ai colloqui di lavoro?! Non lo so. Comunque credo sia meglio in anticipo che in ritardo. Driiin! E salgo. Mi ricevono dei ragazzi giovani che mi accolgono con un ciao, mi invitano a sedermi e mi offrono dell'acqua. Mi piace il fatto che siano così cordiali e sorridenti. E mi piace l'informalità. Se vai ad un colloquio e trovi qualcuno che ti sbatte in faccia la differenza tra te, che sei lì in tensione, e loro, che dall'altra parte lavorano già e quella tensione non la provano più... beh, credo che una cosa del genere non faccia altro che innervosire ancor di più. Nel posto in cui sono capitata oggi non è così, e anche coloro coi quali sostengo il colloquio mi siedono di fronte con molta semplicità. L'età che ci separa è poca. Mi piace questa gente; si, direi proprio che mi piace.

Esco con un sorriso e salutando con un ciao. E' stata una discussione piacevole. Non so se mi chiameranno, e magari non lo faranno mai. Ma per adesso fantastico un po' su come potrebbe essere lavorare a Torino. Su come potrebbe essere vivere a Torino... Cammino continuando a sorridere. Inevitabilmente.

Incontro Ele, Eli e Valentina; andiamo a prendere un caffè in Via Po. La nostra destinazione, ora, è Palazzo Nuovo. Valentina cerca l'aula 39, al primo piano. Fuori dalle aule ci sono un po' di studenti ammassati. Non salivo al primo piano da un bel po'. Mi sembra di sentirmi fuori luogo rispetto a tutti quelli che sono qui per seguire una lezione. La sensazione dura poco: saluto le ragazze dopo dieci minuti, per andare a fare il topo di biblioteca; o questa tesi di laurea, senza i dovuti libri, saggi e articoli, non comincerà mai.
Vado a mangiare alle due e mezza; di nuovo Via Po, ma bar differente. Mi ritrovo a mangiare da sola in mezzo a tavoli occupati da gruppi di studenti che vanno da un numero di due persone in su. Non mi piace mangiare da sola. Mi piace farlo camminando e gustando la città intorno a me; ma non mi piace farlo all'interno dei locali. E' come se fossi costretta a provare una solitudine, anche se, di per sè, in quel momento esser sola non è sgradevole. La solitudine va anche apprezzata, quando si sta bene con se stessi.
Parlo un po' al telefono con Franci mentre aspetto i miei gnocchi.

Fuori fa freddo, ma è tutto il giorno che splende un bellissimo sole. E' una giornata serena.
Prendo al volo il 15. Questo pomeriggio ho una visita medica. So a malapena dove devo andare, ma non mi preoccupo. A Torino riesco ad avere un senso dell'orientamento che nemmeno nella mia città ho.

Visita e poi stazione per tornare a casa.

Sul treno, crollo dal sonno. Mi sveglio ad Asti. E da qui in poi guardo fuori dal finestrino. Lo faccio ora e lo faccio valere anche per stamattina. Sopra il Tanaro si specchia il sole del tramonto, lasciando un po' di colore prima di darla vinta al buio, che ha già raggiunto il resto del cielo.

Camminando verso casa, avverto che l'aria si fa ancora più fredda. Ma, a parer mio, non è più l'aria dell'inverno; è l'aria fresca che preannuncia la primavera.

Tiro le somme di una giornata che credo proprio sia stata positiva. Se non fosse per il fastidio misto al dolore che provo alle mani, a causa dell'allergia diagnosticatami. Mi innervosisco al punto di versare un paio di lacrime. Poi mi metto a scrivere, per rilassarmi un po'; anche se per scrivere devo usare le mani, mentre - forse - sarebbe meglio tenerle a riposo.
Ma che ci posso fare?! Scrivere mi piace, mi piace troppo. Scrivere mi fa stare bene.
Quindi decido di patire un po' di dolore fisico, a favore di un immenso piacere spirituale.



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posted by buИCiA at 22:43 | Permalink |


8 Comments:


  • At 20 febbraio 2008 alle ore 01:04, Blogger Fabrizio Zanelli

    Grazie

     
  • At 20 febbraio 2008 alle ore 08:39, Blogger buИCiA

    per cosa?!?

     
  • At 20 febbraio 2008 alle ore 09:45, Blogger Onigirigirl

    mi fai venire voglia di torino, del piemonte e di dieci anni fa (dieci mio Dio!). ho desiderato vivere a torino a volte. ma anche vivere a genova se è per quello.e di desideri ne ho ancora molti. troppi? andrà tutto bene, che dici? andrà tutto bene...

     
  • At 20 febbraio 2008 alle ore 10:38, Blogger Fabrizio Zanelli

    Mi rendo conto che il mio "grazie" era decisamente ermetico. Grazie per come hai descritto le tue sensazioni e l'immagine che hai dipinto di Torino. Temo peraltro tu non abbia ricevuto le mia email inviata appena dopo il commento inserito.

    @onigiri girl, anch'io a volte vorrei e avrei voluto vivere a Genova

     
  • At 20 febbraio 2008 alle ore 11:18, Blogger buИCiA

    Mail ricevuta, ma letta dopo...

    : )

    Onigiri, vieni a Torino, qualche volta!!

     
  • At 20 febbraio 2008 alle ore 12:14, Blogger burro

    Fahrenheit è uno di quei libri che anche a distanza di anni ti rimangono nella testa, che fanno bene al nostro star male perchè si capisce che proprio di fantascienza non si tratta, anzi, l'attualità ha oltrepassato tutta la brutalità descritta nel libro.
    Forse è perchè sono legato a moltissimi libri e pensare di vederne solo più le ceneri in nome del progresso mi spaventa. Anche perchè è sempre più raro "il lettore", tra i bambini e ragazzini chi legge è considerato uno sfigato, molto meglio collassare davanti alla Play che aprire un buon libro. Tutto questo mi impaurisce e Bradbury forse l'aveva già visto..

     
  • At 20 febbraio 2008 alle ore 13:02, Blogger Onigirigirl

    adoro chi dice "solo più"!

     
  • At 20 febbraio 2008 alle ore 15:10, Blogger buИCiA

    @burro: ho capito qual è la piazza. Per vari semestri le sono passata davanti ogni giorno, e talvolta sono entrata a fare due passi. Ho anche una foto scattata col cellulare che la riguarda.
    E per tutto questo tempo non ho mai saputo quale fosse il suo nome....