i miei pensieri, nell'etere
lunedì 30 giugno 2008
Racconto di una sera di inizio estate
Una di quelle sere in cui hai voglia di parlare con qualcuno ma non sai con chi. Una di quelle sere in cui sfogli la rubrica del cellulare, e vai a scovare persone (non troppo) conosciute cui rivolgere la tua attenzione e ricevere l'altrui risposta. Una di quelle sere in cui chiami un'amica perché hai voglia di parlare. Ma le persone non sempre rispondono alla prima chiamata. Non sempre rispondono. E, quando richiamano, poi il momento passa. E quello che avevi da dire non lo dici più.
La svolta avviene quando un paio di amici ti cercano per insistere affinchè tu esca. Ti fai convincere che è meglio fuori che dentro. Ti fai una doccia. Ti vesti. Ti (ri)trucchi. Cerchi di dare una parvenza di decenza ai capelli che, stando spesso raccolti, non sono più lisci, ma di un mosso "estivo". Ti accorgi che devi andare a piedi, perchè tua madre ha preso l'auto senza che tu nemmeno te ne potessi accorgere. Ma non devi fare molta strada, quindi va anche bene così. A metà del tragitto ricevi un messaggio: uno di quegli amici di prima ti avvisa che non devi più recarti dove vi eravate accordati di vedervi, che è successo un imprevisto, e che vi sentirete dopo.
E allora torni a casa, con un bel po' di fastidio addosso, perchè pensi che potevi rimanere in pantaloncini e canottiera a cazzeggiare nell'afa densa di casa tua, mentre, invece, hai deciso di uscire e di (ri)sudare per nulla.
Così ti (ri)spogli, indossi nuovamente gli abiti comodi e corti che caratterizzano la dimensione casalinga e ti piazzi infelice davanti alla tv.
Su All Music trasmettono un concerto dei Coldplay. Non capisci bene da dove, ma ti sembra l'Inghilterra. Pensi che lì fa sicuramente più fresco, che conosci l'atmosfera, perchè hai avuto modo di viverla non molto tempo fa. E trovi un po' di sollievo da una di quelle sere in cui avresti fatto di tutto per uscire e per stare in compagnia, e invece ti ritrovi puntualmente in solitudine a casa, pensando che ti piacerebbe essere lì. Pensando che vorresti essere di nuovo lì. Vorresti di nuovo Londra.
E rimani a fantasticare così. Con la certezza che Londra, stasera, ti avrebbe portato in salvo.


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domenica 29 giugno 2008
With(out) U
Se Mr U e Miss I oggi fossero stati insieme, forse, si sarebbero consolati.
Dal caldo. Dalla noia. Dalla solitudine. Dall'estate che allontana le persone. L'estate fa sentire soli, pensa Miss I. Quando il sole, fuori, picchia forte i suoi raggi, come fossero bacchette dimenate sopra una batteria da braccia potenti, e non c'è anima viva che, coraggiosamente, si appresti ad uscire di casa, o ad uscire da qualsiasi altro posto ove si trovi, ci si sente un po' più soli. O, almeno, questo è quello che pensa Miss I.
Pensa che ora, se fossero lì, le braccia di Mr U, su di lei, produrrebbero calore e sudore sulla sua pelle sensibile. Ma non le spiacerebbe. Anzi, si avvicinerebbe un po' di più a loro - a lui - per sentire quel calore e quel sudore che significano respiro affannato, che significano vita, che significano qui e adesso. E invece.
Un ventilatore soffia scarsamente aria fresca sulla sua schiena. La penombra della camera da letto non aiuta. E senza sapere il perché, nè il per cosa, Miss I si abbandona ad un pianto leggero e silenzioso.
Non sa nè perché, nè per cosa. Fatto sta che ora Miss I piange. Ne ha voglia. E così sia.


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venerdì 27 giugno 2008
Azzurro
Mezz'ora. Il tempo di un incontro. Il tempo per andare a ritirare al bancomat, e poi andare alla macchina per pagare il parcheggio, che altrimenti ci sono gli ausiliari del traffico che multano.
Mezz'ora. Il tempo per scegliere il bar e andare a prendere un caffè. In mezz'ora si può parlare di lavoro, di studio, di viaggi, dei sogni che si muovono tra AstiRomaAlessandriaTorino. In mezz'ora si può parlare di ambizioni, di scelte, di paure... di cose che mai saranno, forse; ma non è detto, perchè c'è un tempo per tutto, e può darsi che un giorno ci sarà un tempo anche per realizzare un desiderio.
Mezz'ora. Il tempo per conoscere una persona. Per salutarla. E per rivolgerle un "arrivederci".
E oggi il cielo è azzurro. Oggi è sicuramente azzurro.


Dieci minuti. Il tempo per una telefonata. Il tempo per ricevere nelle orecchie la voce di un'amica che chiama da lontano; che chiama dalla Sicilia.
Dieci minuti. Il tempo per ridere insieme al racconto di diari sbiaditi che narrano di noi. Di quella foto dove io avevo forse nove o dieci anni in meno e, a detta della voce che arriva dalla lontana Sicilia, ero proprio "orrenda". Jeans chiari e felpone Levi's. Altri tempi. Altre teste. Altri momenti. Ma sempre noi. Sempre, e comunque, noi.
Dieci minuti. Il tempo per farsi salire su per le vene un bel po' di nostalgia.
Dieci minuti. Il tempo per progammare un viaggio insieme, non appena saremo di nuovo vicine. Non appena sarà settembre, spero. Non appena sarà Firenze. Forse sarà Firenze. Ma qualsiasi altro posto andrà più che bene.
E oggi il cielo è azzurro. Si. Ne sono proprio convinta. Oggi è azzurro.



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mercoledì 25 giugno 2008
Il momento più bello della giornata
Il momento più bello della giornata corrisponde al momento in cui si lasciano cadere a terra tutti i vestiti, si apre l'acqua nella vasca e si attende che raggiunga la temperatura giusta, che con il caldo che fa in questi giorni significa una via di mezzo tra l'acqua tiepida e l'acqua fresca. E una volta dentro è fatta. Si possono far annegare i pensieri cattivi e incazzati, oppure si possono fare galeggiare sopra le bolle di sapone i pensieri leggeri, quelli che fanno star bene. Io, oggi, sono arrivata a casa incazzata per due motivi, di cui, però, non è opportuno parlare qui. Ed ho provato ad affogare i pensieri che me li hanno procurati. Ma non ci sono riuscita. Alla fine sono solo pensieri, mica possono morire sotto qualche litro d'acqua. Però c'è una cosa che posso fare. POsso provare a metterli da parte. E raccontare di quello che mi ha fatto stare bene.
Torino.
Torino, ieri, mi ha fatto stare bene.


Potrei provare a raccontare di Torino, ieri; ma in realtà sono molto stanca e non so quanto riuscirò ancora a scrivere.
Potrei raccontare delle due (insolite) ore in macchina per giungere fino al centro. C'è sempre un macello di gente in queste occasioni. Ed è anche per questo che, in queste occasioni, Torino mi fa stare bene.
Potrei raccontare della lunga attesa per avere un tavolo allo Sfashion Cafè. Ma anche per quello, alla fine, si può dire che ne sia valsa la pena. Trovo che sia un posto carino per mangiare. C'è una bella atmosfera. La grandezza del Museo Risorgimentale e, soprattutto, della biblioteca nazionale mi lasciano spesso a bocca aperta.
Potrei raccontare dei fuochi. Che belli non sono stati i fuochi d'artificio sopra il Po?! Stupendi. Certi botti, poi!
Potrei raccontare della discesa verso i murazzi. Solo un martedì sera, eppure c'erano tante di quelle persone che sembrava di essere al mare. Sono entrata dentro Giancarlo. Ero curiosa di vedere com'era stato rimesso a nuovo. Pareti più colorate (e più pulite...), niente più scritte lasciate da chiunque sui muri (ma credo che in bagno qualcosa si sia salvato)... eppure è sempre bello. Rimane quel non so chè che me lo fa preferire a qualunque altro locale nella zona. Da Gianca, poi, si conosce sempre qualcuno. O si ritrova qualcuno conosciuto tempo fa. Ieri mi è capitata la seconda.
Potrei raccontare dello stare seduta a pochi metri dall'acqua e del guardare l'immenistà di questa splendida città. E stare bene, per questo. Quando sono a Torino mi basta poco per stare bene. Mi basta stare a guardarla.
Potrei raccontare un po' di cose, ed altre ancora, ma in realtà - almeno un po' - l'ho già fatto. E l'andare oltre rovinerebbe la sensazione che mi è rimasta. Preferisco far giocare i pensieri belli sopra le bolle di sapone.
Quindi rimango ferma lì, a pochi metri dal Po, sovrastata dal Monte dei Cappuccini, e dalla collina, e da una Torino magnifica. E ammiro.




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domenica 22 giugno 2008
Ma non eravamo i campioni del mondo?

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sabato 21 giugno 2008
Oggi ho imparato che
Che i ragazzi, a Torino, negli anni Novanta, quando tagliavano a scuola e cercavano un posto in cui potersi nascondere, dicevano "Andiamo alla Rina?!". (E per "Rina" intendevano la Rinascente).
Che se metti le ballerine - o PAPUCCE, come direbbe qualcuno - senza calzini, dopo che un altro paio di scarpe simili ti aveva già scuoiato leggermente la parte del piede che sta sopra il tallone, e devi camminare tutto il giorno, ti servirà almeno una confezione intera di cerotti per riparare quel po' di pelle che è venuto via fino a far sì che la carne viva, in quel tratto di piede, veda per la prima volta il mondo. Il quale, dal punto di vista della carne viva, corrisponderebbe al cerotto - finchè non si stacca - e alla scarpa malefica, appunto.
Che al ristorante Porto di Savona, in Piazza Vittorio, con 17 euro si possono prendere due menù, comprensivi di due primi (accompagnati da simpatici TAPPETINI di insalata), 1/2 litro di vino, 1/2 litro di acqua, due dolci (o due porzioni di ananas moooooolto fresco) e due caffè. Un buon prezzo per delle belle (e buone) porzioni, direi.
Che CK One Black è proprio un buon profumo. Anche se i profumi, da persona a persona, cambiano; perchè i pigmenti della pelle sono diversi, anche se - appunto - il profumo è lo stesso. E allora mi corrego. Ho imparato che CK One Black ha proprio un buon profumo sulla pelle che ho annusato oggi. Ah, se lo ha!
Che, rimanendo in tema di profumi, io, in faccia, sò di mela; di mela verde, per la precisione. Strano, perchè da quando mi sono scoperta allergica, di profumi non ne faccio più uso. Credevo di essere inodore. Ma oggi mi hanno detto che so di mela verde. (E, per qualche strana ragione, io ci voglio credere).
Che su una facciata dei palazzi in Piazza San Carlo, in alto, c'è un dipinto che raffigura la Madonna e che pare fosse stato ritratto per scacciare le presenze maligne. Non ho imparato, però, perchè - sempre in Piazza San Carlo - sotto le finestre siano presenti quei rilievi raffiguranti delle facce mostruose. (Qualcuno lo sa?).
Che - di nuovo in Piazza San Carlo - se mangi i grissini con la Nutella nel giorno nominato "Nutella Day", può arrivare un signore anziano a cazziarti, perchè "Lei mangia sotto un monumento, con tutti i soldi che abbiamo speso per ripulirlo?!?". (Ma, fortunatamente, non è successo a me).
Che oggi - l'avevo scordato - è il primo giorno dell'estate, e il sole e l'afa hanno contribuito a ricordarmelo ben bene, con i litri di sudore che mi hanno fatto perdere.
Che se non pisci (pardon, se non fai pipì) prima di prendere il treno, che se no il treno lo perdi, e poi il treno parte con venti minuti minimo di ritardo, può essere un problema. Ma ho imparato anche che avere una penna e un quaderno in borsa permette di scrivere, e di scrivere questo post, in particolare. E allora il tempo passa un po' più in fretta, e alla vescica che rischia di esplodere ci penso un po' meno.
Che, se metto la testa fuori dal finestrino guardando indietro mentre il treno sta partendo, il salutare questa città diventa più difficile. E' difficile, nonostante il luogo in cui viva io non sia poi molto distante da qui. Eppure così è. E credo che sarà sempre.


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venerdì 20 giugno 2008
Fattore C
Pausa pranzo di ieri.
Io e la mia collega siamo sedute al tavolino di un bar, fuori. Mangiamo, chiacchieriamo e ascoltiamo la gente che è seduta accanto a noi e parla, a sua volta. Sto aprendo un pacchetto di grissini, quando mi si posa addosso una coccinella. Il nero e l'arancione sono i colori che porta addosso. La invito gentilmente a spostarsi da un'altra parte. Su di me rischierebbe di venire schiacciata.
Ci vuole un po' a convincerla. Poi capisce che la sedia libera accanto alla mia è un luogo un po' più sicuro. Così attendo che finisca la passeggiata dal mio dito alla sedia. E poi la saluto.

Chissà... magari porta davvero fortuna?


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giovedì 19 giugno 2008
MalaMente
Well, it's time to go.

Non mi va di andare a dormire. Mi sa proprio che il sonno tarderà ad arrivare. Ed io non voglio finire come ieri sera. Come ieri sera, che sono stata inseguita da un pensiero fisso. Mi è corso dietro per tutto il tempo. C'è voluto un po' per farlo stancare, ma ci sono riuscita, ad un certo punto. O, almeno, così credo. Questa mattina, al mio risveglio, era ancora lì, però. Appoggiato al muro, con la testa inclinitata d'un lato, che mi guardava; le braccia incrociate e quelle labbra, così carnose, che rimanevano chiuse, serrate, attaccate tra loro. Sorridendo. Lo faceva apposta a sorridere, con quelle labbra. D'altronde, la notte prima, quando l'ho lasciato, ero io che sorridevo a lui.
Il pensiero è rimasto. Anche quando sono salita sul treno, stamattina, è sempre rimasto lì. O un po' più avanti, o un po' più indietro rispetto a me. Ma sempre lì. L'ho visto anche fuori dal finestrino. L'ho visto anche mentre tenevo gli occhi chiusi e cercavo di dormire. Ma la donna accanto a me continuava a parlare, e parlare, e parlare, con quella sua raucedine... E l'uomo di fronte a me muoveva le gambe nervosamente, talvolta sfiorando le mie. Quanto avrei voluto dirglielo, quanto... quanto avrei voluto dirgli che io aborro il contatto fisico se non è voluto da me e se proviene da estranei! Ma poi il pensiero mi ha calmato. E' strano come questo pensiero fisso riesca ad agitarmi e a calmarmi, quasi contemporaneamente. Forse è per quel modo che ha di sorridere, senza mostrare i denti. Forse è per via degli occhi. Scuri. Sono sicura che a immortalarli con un flash sarebbero più chiari di quanto non sembrino.
E vedete come fa? Continua a starmi addosso, il pensiero fisso. Continua a star qui. E' stato con me a Torino, una Torino blu, oggi. E' stato con me al lavoro, questo pomeriggio. E' stato con me stasera, accanto al tavolo in alluminio da cui prendevo e su cui posavo la mia Corona. Potrei quasi giurare di averlo visto seduto lì. Che mi guardava, ma non parlava. Mi bucava il cervello, ma non mi parlava.
E sta ancora qui, adesso. Mi sa che per un po' non lo semino più. Mi sta davanti, ora. E' un bel pensiero. A me sembra bello. Ti posso baciare, pensiero? Posso? Posso baciarti? Io ti bacio. Ti bacio.
No surprises. No alarms e no surprises, please, canta Tom York. E ora, Tom, la canta solo per me. Ma qui gli allarmi ci sono. Non so se posso dire lo stesso per le sorprese. Oh, come vorrei che arrivasse la sorpresa!
E tu, pensiero fisso, che ci fai ancora qui? Per quanto ancora mi inseguirai? Io ora provo a dormire, però. Credo che andrò a dormire. Tu che fai, vieni con me?

Silence.

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lunedì 16 giugno 2008
Penso ergo mi annoio
Oggi pomeriggio mi ritrovo ad essere da sola all'interno di un ufficio che di solito è occupato da quattro persone, me compresa. Mi sembra anche di avere già cominciato così un altro post. Sarà solo un deja vù, o mi sto ripetendo? Sinceramente me ne frego, e vado avanti.

Il lavoro che avevo da fare è stato smaltito entro l'ora di pranzo, e così ora mi ritrovo a (so che è brutto da dire) cazzeggiare.
Sono sola. E mi guardo intorno. Le pareti. I calendari. I fogli ammucchiati sulla scrivania in (dis)ordine sparso. Mi rimane ancora qualche mese per guardare tutto questo. E' un bene o un male? Non lo so, ma di sicuro ogni cosa ha i suoi lati positivi e i suoi lati negativi. Ed ogni lavoro anche. Ora come ora posso dire con certezza che tutto questo un po' mi mancherà. I colleghi, i momenti di risate a non finire in cui è difficile trattenersi, oltre che dal ridere, anche dal lacrimare a causa del ridere... Si, credo che questi, i lati positivi, mi mancheranno. Durerà ancora poco, questo lavoro. Contando le tre settimane circa che posso ancora prendere come ferie, durerà ancor meno. Giugno, ormai, ha oltrepassato la metà. Luglio sarà solo la corsia di sorpasso per giungere il più in fretta possibile ad agosto, e alle vacanze che ho collocato lì. Settembre, poi, sarà il mese finale. E da ottobre tutto questo non ci sarà più.
Quanto può durare questo accenno di nostalgia? Magari, domani non vedrò l'ora di finire e avrò l'impressione di trovarmi qua dentro da un vita, quando invece, in tutto, ci rimango solo un anno. E tutto sommato, finora, è passata. Dai, si può dire che sia passata abbastanza. E da quant'è che dura questo tempo del cazzo? Ma non dovremmo essere quasi in estate? Da quanto dura? Almeno un mese. Si, almeno da tutto maggio, e ancora di più, perchè giugno è iniziato in maniera autunnale e tuttora prosegue su questa scia. E quanto tempo posso occupare scrivendo questo post? Dieci minuti? Venti? Mezz'ora? Un'ora?! Posso arrivare fino alle quattro, scrivendo? E perchè non mi porto mai dietro un tronchesino o almeno una lima per unghie? Comincio a mordicchiarle, quando sono un tantino più lunghe della lunghezza che riesco a sopportare prima che diventino di una lunghezza insopportabile e inizi a mordicchiarle; appunto. E fondalmentalmente, se ho pensato tutte queste cose, tutte, dalla prima all'ultima riga, è solo perchè mi stavo annoiando. E la mente prende a divagare quando non ha nient'altro su cui posare la propria attenzione. Se di qui alle quattro e mezza avessi il tempo un po' più occupato, forse, non penserei a tutte queste cose. Forse. Perchè un margine di incertezza c'è sempre.


E, in realtà, lo scrivere questo post mi ha occupato soltanto ventidue minuti.

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domenica 15 giugno 2008
Così
Mi sveglio intorno alle nove e mezza con un mal di testa che non accenna a voler terminare nemmeno dopo la colazione, nemmeno dopo essermi ritrascinata nel letto, dove rimango fino a mezzogiorno inoltrato. La giornata prosegue con un pranzo e con poco altro.
Di solito la domenica è o piena o troppo vuota (spesso la seconda, più che la prima); oggi non le dò nessuna valenza e decido che va bene così.
Ieri sera i Baustelle hanno preannunciato il ritmo di quello che avrebbe potuto essere l'accompagnamento musicale di oggi. E, invece, nonostante un cielo che si fa sempre più grigio e sempre di più, sempre, anche adesso mentre scrivo, oggi ha un ritmo diverso. Oggi è da I'm yours di Jason Mraz. Ieri sera mi è stata cortesemente inviata sul cellulare ed è tutt'oggi che la sento. Tutt'oggi, soprattutto mentre ho fatto il bagno. Ho cliccato Riproduci sul mio cellulare e quelle note così spensierate hanno iniziato a diffondersi nell'aria con un piacevole effetto rimbombante. Ho anche scoperto che la vasca da bagno sa essere un'ottima pista da ballo, all'occorrenza.
Esco in un'orario che è a metà tra il pomeriggio e la sera, e solo per far benzina, cercare un bar aperto che venda anche ricariche per il cellulare, rivedere una faccia, e prendere una pizza da mangiare poi a casa. Solo due di queste quattro cose mi riescono. Ma pazienza. Sarà per un'altra volta. Forse.
Fuori un po' piove e un po' no. E con il chiaro del cielo se ne è andato via anche un po' di buon umore.
Questa sera credo che finirà in casa. Avrei voluto uscire. Se ci penso, ora, quasi quasi uscirei. Magari fra dieci minuti la penserò diversamente. Ma è l'andamento della giornata. E' tutta la giornata che è un po'... così.


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sabato 14 giugno 2008
Dopo l'estate
Ciao amica, ci rivediamo dopo l'estate.
Ci rivediamo quando il torrido agosto lascerà spazio ad un più fresco settembre, per permettere al sole di riposarsi e di prendersi un po' di ferie; anche lui ne ha bisogno, a volte.
Ci rivediamo dopo che questi mesi di lontananza avranno contribuito a farmi tornare in mente un po' di cose. A farmi ritornare in mente di quando, da più piccole, questa partenza la vivevamo ogni volta in maniera più tramatica. Tra lettere scritte che raccontavano della nostra amicizia, e attese in stazione per un treno che ti avrebbe portata via da noi che rimanevamo qua. Mi ricorderò di questo e di altre cose. Che poi non è che non ci pensi mai. Ma il fatto che tu parta, adesso, me le fa tornare in mente più fresche. Quasi come se avessimo ancora quindici e sedici anni. Quasi come se ci fosse ancora quell'atmosfera nell'aria. Quasi come se fossimo ancora lì.
Ciao amica, ci rivediamo dopo l'estate. Salutami la Sicilia, e dille che spero di tornare a rivederla presto. E questa volta sarà per immergermi nel suo mare. Qui il tempo passerà un po' più lento senza di te. Ma speriamo non troppo.
Ciao amica. Ti voglio bene. Ci rivediamo dopo l'estate, mi raccomando.
Ci rivediamo presto.


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giovedì 12 giugno 2008
Como si fuera esta noche la ultima vez
Il sole negli occhi e la maglietta che si appiccava alla pelle umida. Le dita affusolate sul collo. E dietro le orecchie. E poi su quella stessa pelle umida. Un bacio. Un bacio. Un bacio. Ancora un bacio. E un altro. Sempre più caldo. Senza tante parole. NOn ne avevano poi chissà quale bisogno.
L'indomani sarebbero partiti e andati lontano lontano. In Sudafrica, in America, ad Amsterdam o sotto la Tour Eiffel, a danzare un Besame mucho intonato da una fisarmonica triste. No si sa. Non lo sapevano.
Forse sarebbero rimasti esattamente lì dov'erano, senza muoversi di un millimetro.
"Mi vuoi bene?".
"Non sarei qui".
Già. Era così semplice. Mr U e Miss I non sarebbero stati lì, altrimenti.


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mercoledì 11 giugno 2008
La la la lalla la la lalla la...
Stasera vorrei leggere un po' i miei blogroll. Vorrei riuscire a scrivere un post decente, o anche solo un post, dato che ultimamente non scrivo granchè, ma non perchè non mi vada o per chissà cosa. Vorrei riuscire a scrivere, ma non per svago, prima di uscire. Ma non so se lo farò. Lo scazzo regna spesso sovrano, qui. E il cazzeggio pure.
Vorrei riuscire a fare queste cose, ma non riesco. Non riesco perchè ho aperto i-tunes e cliccato due volte su Hurricane di Bob Dylan. E la musica è così coinvolgente che... non riesco a far altro se non ascoltarla ad alto volume (nelle cuffie) e pensare che mi piacerebbe mettermi qui a ballarla e a cantarla, stonandola da impazzire. Ma mi piacerebbe anche saper suonare la chitarra per fregare su e giù e velocemente le corde facendole prendere forma; e mi piacerebbe anche avere una bella voce e intonata, insieme ad una buona pronuncia inglese (ma tanto poi quando si canta la pronuncia non conta molto) per poterla cantare e suonare quando mi va.
Così la musica continua a picchiare forte dentro le mie orecchie, e credo che nn farò niente, non farò proprio niente se non domandarmi perchè delle ragazze come quelle che ora sculettano su Canale 5 debbano aspirare a fare le Veline. Avessi il loro fisico me ne fregherei di fare la Velina, e magari aspirerei a fare, che so?, l'ingegnere aerospaziale, piuttosto che la scrittrice, tanto il bel fisico ce l'avrei comunque, cazzo me ne fregherebbe di palesarlo facendo la Velina?! Non farò niente se non domandarmi questo, dicevo, e se non andare avanti con questo... con that... that's the story of the Hurricane...


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lunedì 9 giugno 2008
Il primo di qualcosa
Il primo sole vero (???) che preannuncia l'estate. La prima intervista fatta per la mia tesi di laurea. La prima iperattività che mi sento scorrere addosso per questa ricerca che finalmente comincia a divenire davvero tale. La prima voglia di fare che tra poco troverà sfogo nella prima sbobinatura ufficiale, che sarà infinita e mi sa che durerà ancora domani, e forse dopodomani, ma va bene, perchè il lavoro è fatica e a volte solo la fatica mi fa capire che sto facendo qualcosa di concreto. I primi contatti con le persone che mi dovranno mettere in contatto con altre possibili persone da intervistare. La... terza?! Forse terza volta che guardo alla televisione L'ultimo bacio, ma potrebbe benissimo essere anche qualche volta in più. Gli ennesimi ricordi che mi vengono guardando questo film. A breve però li stoppo, perchè devo infilarmi cuffie e volontà e poi play, stop, scrivo, play, stop, rewind, play, stop, scrivo... fino alla fine di questa registrazione. O, almeno, fino alla fine di questa serata.
La mia estate comincia qui. Credo che cominci qui, e così.



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giovedì 5 giugno 2008
Cose da fare stasera
1 - Lavare i piatti. Anche se il mio scazzo perenne che, tra l'altro, già mi vede in pigiama anche se il sole ha ancora da tramontare, mi indurrebbe a farmi sedere sul divano cercando di autoconvincermi che si, mi siedo solo cinque minuti, ma chi voglio prendere per il culo, che una volta seduta ci rimango, su quel divano?!

2 - Ricopiare gli appunti (ma credo sarebbe meglio dire scarabocchi) che ho scritto stamattina e un po' oggi per la mia tesi. Ma non ci credo nemmeno io che mi metto ad aprire l'icona ridotta sulla barra delle applicazioni per ricopiare queste tre paginette scarse che, per quanto scritte fitte fitte, non bastano a farmi sentire la coscienza a posto; proprio no. E' che stasera in tv c'è Notting Hill e non credo di riuscire a resistere allo sguardo di Hugh Grant; proprio no. E' che l'estate scorsa ci sono stata, a Notting Hill, e la mia londinite ha bisogno di rimembrare certi momenti, e certi posti, e.

3 - Aggiornare il blog. E almeno questo lo faccio. Oh, per questo non ci sono problemi. Anzi, credo che - forse - sarà l'unica cosa che farò.


Il film inizia tra un quarto d'ora circa; massì, dai, che se mi faccio forza il tempo e la voglia per i piatti li trovo.



(4 - Pensare che domani è un altro giorno. Dai, che domani è un altro giorno)

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lunedì 2 giugno 2008
Gli alberi danzano leggeri
le nuvole fuori l'aria fresca il divano un mobile nuovo che da qualche giorno riempie un angolo prima vuoto un film un telefilm ancora un telefilm ma più bello ci vorrebbero dei mobili anche per riempire i vuoti dell'anima il silenzio di una domenica che in realtà è un lunedì la calma le gazze ladre fuori non è necessario uscire per stare bene bastare a se stessi la foto di un bambino oggi è uno di quei rari giorni in cui si potrebbe bastare una canzone proprio una bella canzone oggi questa è la mia canzone



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