i miei pensieri, nell'etere
mercoledì 29 aprile 2009
Tra fiori urlanti
Fuori c'è un sole da quasi maggio e un caldo che probabilmente, vista l'ora, sta diventando meno caldo, ma che oggi ha tenuto proprio... caldo. Dentro ci sarebbero un po' di lavori domestici e accademici da fare - soprattutto accademici... - ma ci sono anche un po' di cose che frullano per la testa e che quasi sicuramente sovrasteranno tutta la buona volontà che è ligia al dovere, ma che si fa anche facilmente abbindolare. La testa pensa ad una laurea che ormai è sempre più vicina, ma che almeno due mercoledi' al mese sembra essere [ancora] fottutamente lontana. Pensa ad un posto di lavoro in cui si avrebbe piacere a lavorare. Pensa già ad organizzare un futuro che è tutto fuorché certo, ma - che diamine! - un po' di ottimismo e di ambizione ogni tanto possono anche concedersi il lusso di avere la meglio su quei cazzo di negativismo e di realismo che mi stanno sempre accanto, uno a destra e uno a sinistra, a limitarmi la fantasia e l'autostima.
La testa pensa, la testa va... Se solo il corpo potesse seguirla in tutti i luoghi in cui finisce ogni microsecondo... in mezzo alle nuvole o tra fiori urlanti, con cento demoni che giocano, manipolando il dna, rimandando tutto a domani... [*]
Sì, penso che farò così. Rimanderò tutto a domani. Tanto il tempo che si ha è questo, non gli si può molto sfuggire. Ma per oggi sono quello che voglio, sono quello che ho in testa. Sono come sono, sono cosa "suono". [*] Sono cosa scrivo...
E non finire mai. [*]

[*] si ringrazia la musica degli Afterhours e dei Blu Vertigo per l'ispirazione cerebrale.

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posted by buИCiA at 21:02 | Permalink | 8 comments
venerdì 24 aprile 2009
Daffodils [too romantic?]
Dalle finestre aperte entravano schiamazzi di bambini alle prime armi con i gradi un po' più alti della stagione nuova e le urla dei vicini, cui era talmente abituata che ormai si sarebbe stupita di non sentire le imprecazioni che si rivolgevano reciprocamente, e non il contrario. Comunque il volume dello stereo consentiva di non prestarci nemmeno troppo caso. Abbassò un po' la tapparella per evitare di dover guardare in faccia il sole che si stava mettendo allo stesso livello degli uomini, e notò che la pelle un po' le si appiccicava alla t-shirt leggermente umida in certi punti. Che la primavera non avesse deciso veramente di iniziare?
Si voltò di scatto quando sentì suonare il campanello, ma non andò al citofono a domandare chi fosse; lo sapeva già. Aprì sicura la porta e lo trovò così, intento a tirarsi su la manica di una camicia, con uno sguardo impegnatissimo verso il polsino rivoltato affinchè il risvolto fosse il più preciso possibile; il braccio destro impegnato tanto quanto lo sguardo e quello sinistro teso a impugnare un mazzo di giunchiglie profumate. Mr U non si accorse nemmeno che Miss I avesse già aperto la porta e se ne stesse lì, in attesa di essere notata...
Al terzo, no, quarto risvolto Mr U alzò lo sguardo con fare distratto, e la vide.
- Oh... ehm... -, furono gli unici mugolii che gli uscirono fuori in quel momento. Si era preparato qualcosa da dire, ma non gli ritornò subito alla mente...
Risolse sfoderando uno dei suoi sorrisi più irresistibili, tese ancor di più il braccio fiorito verso di lei e poi recitò... no, non recitò nulla. Abbassò le braccia deluso e, scocciato, se ne uscì con un "Fanculo!" che rivolse a se stesso e a quello che aveva dovuto essere un vano tentativo di ricordare una qualche poesia.
- Volevo essere romantico, ma... nessuna poesia scritta dalle mani di un altro uomo potrebbe addirsi a te... e a me... E non ho mai avuto buona memoria per le frasi in rima.
Il suo irresistibile sorriso riemerse di nuovo. Le appoggiò il mazzo di fiori dietro la schiena, perché era l'unico modo per riuscire a tenerlo ancora in mano mentre la stringeva contro il suo petto.
- Come mai le giunchiglie?! -, gli domandò Miss I voltandosi leggermente per riuscire a coglierne l'odore fresco e approfittandone per nascondere l'inizio di una risata, - E' per il profumo?
- Non è per il profumo, è per come suonano in inglese.
Miss I non cercò più di nascondere nè la contentezza nè il divertimento. Forse non era nulla di speciale, forse era semplicemente... banale, ma per lei non lo era mai [quando si trattava di loro]. Lui sapeva essere anche romantico e, sì, sapeva esserlo in modo anomalo. E lei... beh, forse lei lo era anche troppo.
Oltrepassarono l'aldiquà dell'uscio silenziosamente, tanto c'era la musica proveniente dallo stereo a parlare per loro. E non ci vuole molta fantasia per immaginare come Strange currencies alle loro orecchie suonò dolce come non mai, come una poesia non ricordata e mai pronunciata, come i loro fiori in inglese...



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posted by buИCiA at 20:18 | Permalink | 1 comments
sabato 18 aprile 2009
b. B.
Bene. E adesso che ti ho qui davanti cosa vuoi che ti dica? Cosa cazzo vuoi che ti dica?
Ti ho trascurato? Sì, ti ho trascurato. Senza ombra di dubbio. Ho lasciato che la dipendenza da te si alleviasse piano piano, senza tentare di far crescere quella fame che diviene ancor più fame una volta saziata. Ho lasciato che le persone che si erano affezionate a te si dimenticassero di passare a trovarti, per farti sentire meglio e farti sentire coccolato. Ho lasciato... perdere. Forse ho solo lasciato perdere, per un po'. E forse è solo un...
Bene. E adesso che ti ho qui davanti cosa vuoi che pensi? Cosa cazzo vuoi che mi metta a pensare? A quando eri la prima faccia all'interno di questa scatola che avevo il bisogno di vedere? A quando ti accudivo co
me fossi un bambino o... un amante? A quando desideravo che ci fosse sempre più gente che venisse a conoscere te e me, e non importava che fossero maschi o femmine, perché l'importante era poterti condividere e poter condividere qualcosa di loro, in una sorta di orgia? Vuoi che mi metta a pensare al tempo che impiegavo per cercare qualcosa da metterti addosso o a quello impiegato per cercare di cosa spogliarti, per renderti più mio? A cosa vuoi che pensi esattamente? Vuoi forse che pensi alle parole che ti ho letto e che ti ho scritto, e alla musica che ti ho dedicato?
E tu te ne stai lì, zitto, non dici niente, devo fare tutto da sola... Non è sempre facile fare tutto da sola... Se almeno tu mi dessi
una mano... Se almeno anche tu ti occupassi un po' di me come io mi sono occupata di te...
Sembrerò cattiva, forse, ma non lo faccio totalmente apposta. E' che a volte, diversamente da quanto anche a me piace pensare (volere è potere,e se non puoi è perché non hai voluto abbastanza), la volontà non basta per potere. E si finisce così, col vedersi solo di tanto in tanto, quando capita, senza approfondire troppo il discorso...
Ma io ti voglio ancora bene, sai? Sì, te ne voglio. Non fare quella faccia, non farla.

Caro il mio blog, tu sei solo un prolungamento di me. Quindi evita di sfoderare ogni stupore se manco di attenzioni verso di te. Io a volte mi maltratto, non stupirti, dunque, se ora maltratto anche te.

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posted by buИCiA at 20:55 | Permalink | 6 comments
mercoledì 15 aprile 2009
L'anima brucia più di quanto illumini
L'ho riascoltata qualche giorno fa, dopo un po' di tempo che le sue note non scandivano più il ritmo dalle casse del mio computer. L'ho ritrovata - se così si può dire - in seguito ad uno di quei test che ogni tanto propongono su facebook. Questo intitolava "Quale canzone degli Afterhours sei?". Ed è risultato che io sarei lei.
Ha il sound della solitudine d'estate, dello sguardo che si incanta a guardare fuori alla ricerca di qualcosa, ma in realtà cerca solo un punto da fissare per far scorrere i pensieri nella testa. Ha il sound del tempo che cambia, delle cose che cambiano e di quelle che rimangono sempre come sono. Ha il sound di me.
Così adesso la ascolto, e la ascolto, e la riascolto... mentre mi fa pensare a mille cose e forse non me ne fa pensare a nessuna, perché alcune ne eliminano altre in uno sterminio continuo [è il naturale processo di eliminazione].
Alla fine poco importa cosa rimane delle mie idee. La musica rimane, e io scopro che anche [solo] una canzone può essere una buona compagnia.


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posted by buИCiA at 16:40 | Permalink | 7 comments
venerdì 10 aprile 2009
Che serva a qualcosa
Se, di questi ultimi tempi, poco può servire affinché io mi liberi l'anima.
Se mancano le idee da far rimanere idee ma dar loro voce e volto.
Se apro e chiudo senza nemmeno aver la voglia di provarc
i.
Se prima era quasi un piacevole dovere [per me, per me stessa, solo per me] e adesso passano giorni prima ch'io colleghi la mia mente alle mie mani, e poi a questo posto.
Adesso, adesso che serva almeno a qualcosa. Qualcosa di serio e di sensato. Che serva almeno a dire che mi dispiace. Per loro.


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posted by buИCiA at 20:51 | Permalink | 6 comments
sabato 4 aprile 2009
Perché, alla fine, quando il giorno è sbagliato, sembra che sia tutto sbagliato [anche tu]




[I was born with the wRONG sign]
[In the WRONg house]
[With the WrOnG ascendancy]
[I took the wROnG road]
[That led to the
wRONG tendencies]
[I was in the
WRONg place at the WrOnG time]
[On the
wROnG day of the wRONG week]
[I used the
WRONg method with the wRONG technique]

wROnG
WRONg

[There's something
wRONG with me]
[Chemically]
[Something
wRONG with me]
[Inherently]
[The
WRONg mix in the wROnG genes]
[I reached the
wROnG ends by the WRONg means]
[It was the
wROnG plan]
[In the
wROnG hands]
[With the
WRONg theory for the wRONG man]
[The
wROnG lies, on the wROnG vibes]
[The
wROnG questions with the wROnG replies]
wRONG
WRONg

[I was marching to the
wROnG drum]
[With the
wROnG scum]
[Pissing out the
wRONG energy]
[Using all the
WRONg lines]
[And the
wROnG signs]
[With the
wROnG intensity]
[I was on the
wRONG page of the WRONg book]
[With the
wROnG rendition of the wROnG hook]
[Made the
wRONG move, every wROnG night]
[With the
WRONg tune played till it sounded right yah]

WRONg
wROnG

[Too long]
wROnG

[Too long]
wRONG

[Too long]
wROnG

[Too long]
WRONg

[Too long]

[I was born with the
wROnG sign]
[In the
WRONg house]
[With the
wRONG ascendancy]
[I took the
wROnG road]
[That led to the
wROnG tendencies]
[I was in the
wROnG place at the wROnG time]
[For the
wRONG reason and the wROnG rhyme]
[On the
wROnG day of the wROnG week]
[I used the wRONG method with the WRONg technique]

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posted by buИCiA at 20:44 | Permalink | 1 comments
mercoledì 1 aprile 2009
Come tutto questo
Lei. Lei voleva andare a salutarlo e mi ha chiesto di accompagnarla.
Lui. Lui aveva mangiato una o due volte a casa mia, ma io, sinceramente, non mi ricordavo nemmeno bene la sua faccia, finché non l'ho vista sulla prima pagina del giornale.
Sapevo che sarebbe stato triste, sapevo che sarebbe stato maledettamente triste, ma non volevo che Lei rimanesse da sola in un momento così triste, e allora le ho detto di sì, che l'avrei accompagnata, anche se avevo l'assoluta certezza che sarebbe stato terribile.
E così siamo arrivate lì.
Lui. Lui era vicino all'altro ragazzo con cui viaggiava in macchina sabato sera, prima che la loro vita finisse insieme, quasi nello stesso momento.
Lei. Lei mi ha detto di non entrare se mi faceva senso. Ma a me non fa senso. Mi fa stare male e mi rende triste in un modo che nemmeno so spiegare; ma non mi fa senso.
Loro. Loro avevano vent'anni. Solo vent'anni, cazzo.
Io. Io oggi ho visto la morte sui visi di due ragazzi di vent'anni. E più ci penso, più rimango senza parole; più non ho voglia di parlare. Però penso.
E penso che forse, in un certo senso, il pianto di chi rimane [il mio pianto] è un pianto egoistico. Perché alla fine Loro sono già andati via, e non soffrono più [spero che non abbiate sofferto troppo]. E Noi, Noi che rimaniamo, invece, sì. Noi abbiamo ancora tanto di cui soffrire in vita. E abbiamo ancora tanta paura. Io ho paura. Ho una fottuta paura della morte. Ne ho talmente tanta che non so se stamattina abbia pianto per Lui - per Loro - o per questa maledetta paura. E ne ho ancora di più se penso che in qualsiasi momento si possa morire, senza avere il tempo di salutare le persone cui vogliamo bene, senz'avere il tempo di dare l'ultimo bacio, senza avere il tempo di fare l'ultimo pasto, di ascoltare la proprio musica preferita, di rileggere un libro...
La morte è una cosa orribile, o forse lo è la vita, perché è destinata a finire.
Io. Io ho gli occhi tristi, adesso [spero che i vostri non lo fossero]. Ho gli occhi tristi e la testa piena, o forse vuota. E non ho voglia di fare molto. Non so nemmeno più cosa scrivere, non so nemmeno perché abbia sentito l'esigenza di scrivere. Solo solo che da stamattina ho una sola cosa che gira tra i miei pensieri, ed una canzone [Stagnola delle Luci], ed è triste. Proprio come tutto questo.
 
posted by buИCiA at 14:13 | Permalink | 5 comments