Me ne stavo coricata lì, sul divano, ieri sera. Con addosso due coperte, a causa del freddo procurato dal mancato funzionamento della mia caldaia. Annoiata dai programmi finiti e dalla solitudine. Stavo lì, così, quando ho visto cominciare su Rai2 un programma di pattinaggio sul ghiaccio. Il presentatore (Bossari) e il tema sanvalentiniano mi stavano inducendo a cambiare canale, ma la locazione dove si teneva lo spettacolo era il Pala Vela di Torino e il pattinaggio sul ghiaccio mi affascina; così, motivata da queste due ragioni, ho deciso di fermarmi un po' a guardare (storcendo, comunque, un po' il naso per quell'enorme cuore rosso sotto il "Pensiero stupendo" che dava il titolo alla trasmissione).
Dopo poco mi vedo arrivare su quella pista bianca Evgeni Plushenko, che comincia a girare in mille piroette, a saltare, a danzare, accompagnato dal suono di uno degli otto Stradivari rimanenti al mondo. Ed era tutto così... wow! Non mi viene in mente un'altra parola per esprimere quella bravura, quella capacità di andare contro a quelle forze fisiche che farebbero sbattere il culo a terra a qualsiasi altro essere umano non alla stessa altezza.
E penso che mi piacerebbe saper ballare sul ghiaccio, e sorridere dalla contentezza e dalla leggerezza, mentre lo faccio. Seguire la musica. Rincorrere una nota e raggiungerla in volo, per poi attarrare maestosamente e invocare gli oooooooohh!! degli spettatori.
E tenere le mani dietro la schiena, perchè non c'è bisogno di alcun appiglio; non ce n'è bisogno affatto.
E sorridere, ancora, con l'aria fresca contro il volto.
E scivolare...
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A mia nonna della sua infanzia erano rimaste fino a poco tempo fa tre cose: una foto di sua madre, una fisarmonica e un violino.
Le prime due le sono state vigliaccamente rubate, la foto era nel portafoglio fatto oggetto di attenzioni particolari sul tram, la fisarmonica le è stata rubata in casa, il violino è nascosto ed è da qualche parte che mi aspetta. Ormai è l'unica cosa materiale che lega mia nonna alla sua infanzia, dove la guerra, la fame più nera, l'assenza dei genitori l'hanno accompagnata nel periodo che tutti noi pensiamo sia il più bello e spensierato della vita.
Il giorno che riceverò quello strumento sarà al contempo terribile e bellissimo, terribile perchè vorrà dire che lei non ci sarà più, bellissimo perchè la cosa materiale a cui lei più tiene sarà tra le mie mani. E quando imparerò a suonarlo saprò che lei in qualche modo sarà con me.