Ho problemi di memoria, ultimamente. Dieci minuti fa, ma anche un'ora fa e oggi pomeriggio, sapevo esattamente come avrei voluto iniziare questo post. Ma ho tardato, a iniziarlo, perché avevo altre cose che mi premeva - e mi preme, tuttora - fare. Così ora non ricordo più, esattamente, come volessi iniziare. Eppure mi sembrava un buon inizio. Forse era all'incirca così.
E' tre giorni che mi perseguita il mal di testa. Credo di aver bisogno di dormire. Stamattina, se non mi avesse svegliato mia madre, avrei continuato a dormire fino al 2010. Ma forse il problema è che vado a dormire un po' troppo tardi in relazione alla sveglia che, durante la settimana, suona la prima volta alle 7. E' che ho cominciato ad entrare nella filosofia del carpe diem, e il diem, in questo specifico caso, è costituito dalla notte. Non notte inoltrata, no, però mi piace stare alzata almeno fino a mezznotte, o fino all'una. Per scrivere, per leggere, per cazzegiare in rete, per.
Adesso, ad esempio, avrei un po' di cose da correggere, e sono cose importanti, perché riguardano la mia tesi, e sono cose che avrei dovuto inviare alla mia relatrice entro - ops! - ieri. Sono in ritardo. Ma ho deciso di prendermi una pausa, perché avevo proprio voglia di scrivere. Ce l'avevo da stamattina. E l'aspettare troppo per farlo ha anche causato la perdita di memoria riguardo all'inizio che avrei voluto dare a questo pensiero. Pensiero che si sta perdendo nei meandri della mia mente, noto. Riprendiamo da dove avevamo interrotto, dunque.
Il mal di testa mi perseguita, e sono giorni di noia e di scazzo e di insoddisfazione (per il lavoro, la vita, e chissà che altro). Nel mio lavoro, purtroppo, ci sono parecchi tempi morti, e spesso è difficile farli trascorrere senza impazzire perché il tempo, al contrario di quello che vorrei io, non vuole proprio passare.
Così oggi, durante la pausa pranzo, sono andata da Feltrinelli (che nella mia città è un po' piccolina, ed è carente di titoli che io tenderei a reputare importanti, e che non mi piace nemmeno tanto, pensando ad altre librerie più originali e prive di marchi di franchising, ma da Feltrinelli ho la tessera ed è l'unica libreria ad essere aperta sempre e dico sempre), ed ho acquistato un libro. Che nelle successive ore di quello che avrebbedovutoesserelavoromanonloèstato mi ha salvato la vita.
Il libro in questione è Fight club, di Chuck Palahniuk.
Avevo visto il film, ma non avevo mai letto il libro. Raramente farei il contrario, di leggere il libro e poi guardare il film. Il film potrebbe rovinarmi il libro. Invece, se prima guardo il film e poi leggo il libro, beh, penso che il libro non potrà mai rovinare il film; tuttalpiù sarà di pari bellezza, o migliore.
In tre ore ho letto 100 pagine. Trovo che sia un libro bellissimo. Ma mi ha... mangiato il cervello. Trovo che sia un libro bellissimo, ma trovo anche che faccia andare fuori di testa. E trovo che un fight club sarebbe davvero utile a volte. Per sfogarti della noia, dello scazzo e dell'insoddisfazione (per il lavoro, la vita e chissà che altro). Perché "dopo una sera al fight club ogni cosa del mondo reale si ridimensiona. Niente può farti più incazzare".
E allora, chi vuole unirsi al fight club? Ricordate, però, che ha delle regole.
La prima regola del fight club è che non si parla del fight club.
La seconda regola del fight club è che non si parla del fight club.
La terza regola del fight club è che quando qualcuno dice basta o non reagisce più, anche se sta solo facendo finta, il combattimento è finito.
Solo due per ogni combattimento. Un combattimento per volta.
Quelli del fight club non sono quelli del mondo reale.
Sesta regola: niente camicia e niente scarpe.
E la settima regola è che se questa è la vostra prima sera al fight club dovete combattere.
Sono convinta che se le persone avessero un proprio fight club personale starebbero meglio. Un po' più... livide, forse. Ma sicuramente meno incazzate.
Come credo di saperlo?
Eh, semplice.
"Questo lo so perché lo sa Tyler".
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