Sono le 13.30 e dopo un breve pranzo e il solito giro alla Feltri mi accingo a ritornare in ufficio.
Sto concentrando la mia attenzione su quella lavagnetta esposta fuori da uno dei vari bar che incontro lungo la strada; lavagnetta che ha sù scritto un entusiasta Agosto aperto!, quando vedo fermarsi vicino ai miei piedi un ragazzo in bici. Io faccio per andarmene, ma mi blocco, perché mi rivolge un ciao, seguito dal mio nome, seguito a sua volta da un punto esclamativo. Io faccio per andarmene perché, sì, si è fermato vicino ai miei piedi, ma io non l'ho ancora razionalizzato. Faccio per andarmene perché credo che sia qualcuno che mi conosce e che mi saluta, ma credo anche che sfreccerà via con la sua bici prima ch'io faccia in tempo a capire chi sia.
E invece abbassa gli occhiali da sole. Ed è lì che lo riconosco. La mia bocca, prima ancora che il mio cervello ne prenda atto, pronuncia il suo nome, seguito da un punto esclamativo, seguito a sua volta da un "Non ti avevo proprio riconosciuto!". E giusto un momento prima avevo incontrato la mia immagine su di una vetrina, ed avevo pensato una serie di cose il risultato delle quali era, in pratica, un non mi piaccio. E questo è un peccato. Perché credo che tutti vorrebbero piacersi, in generale, e piacersi quando incontrano un ex, in particolare.
Noto che lui è abbronzato, forse anche un po' ingrassato, e si è fatto crescere i capelli. Nel complesso lo trovo un po' trasandato. Però trovo anche che mi piacciano quei capelli, così. Più lunghi. E mossi. Gli occhi, invece, sono sempre quelli. Quell'azzurro che si abbraccia col grigio. Puoi anche non riconoscere una persona per tante cose, perché è cambiato il suo aspetto. Ma non si può non riconoscerla dagli occhi. Gli occhi svelano ogni verità.
Ci mettiamo a parlare. Di tutto. Dei nostri lavori. Dei nostri studi. Di ciò che ci piace (scrivere, in un caso; recitare, nell'altro). Delle vacanze. Di come il trascorrere piatto e uguale a se stesso dei giorni possa non trovare una fine. E' un parlare piacevole e senza silenziose associazioni mentali a quello che, per poco, siamo stati; nè al modo che abbiamo avuto per slegare le bostre vite.
Ad essere sincera, però, mentre parliamo mi pongo due domande. Se fosse ora, se le nostre vite s'incontrassero ora e non quando realmente è stato, io penserei a lui in quel modo? (Forse no). E se fosse non per ciò che fa battere il cuore, ma per la spalla che sa porgerti un amico, vorrei avere la sua spalla per appoggiarmici? (Forse sì. Sono debole se ammetto che non mi dispiacerebbe averlo come amico?).
Parliamo ancora, e nel mentre gira la bici per accompagnarmi al lavoro. Non mi viene nemmeno di pensare a quello che posso dire per colmare i silenzi, perché di silenzi non ce ne sono, e il dire mi viene spontaneo. Penso, ora, che sarebbe bello se potesse essere sempre così e con tutti. Penso, ora, che senza rancori nè rimorsi verso le persone ci si senta molto più leggeri.
Un saluto e un quasi abbraccio. E questa è una tiepida giornata di luglio che ha tutta l'aria di avere la quiete tipica dell'estate.
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sesso droga follia e rock n roll? ok, direi che si può fare uahauaah