i miei pensieri, nell'etere
sabato 26 luglio 2008
Darling, stand by me
Allunga una mano verso l'altra metà del letto. Pare che non ci sia nessuno a colmare quel vuoto, ma lo stato di alterazione mentale dovuto al sonno è tale che la mano rimane lì dov'è, mentre la testa si gira a cercare una posizione adatta per dare continuazione al riposo e ritardare il più possibile l'apertura degli occhi.
Dopo un periodo di tempo imprecisato - due ore, ma potrebbero essere anche due minuti - Miss I concede alle palpebre di tirarsi su. E' sudata ed avverte una sensazione di storidimento. Le manca qualcosa. Qualcuno. Le manca Mr U.
Si precipita in cucina. Ha bisogno di acqua. Ed ha bisogno di uscire dalla solitudine della penombra della sua camera da letto. Ha bisogno di aprire la finestra e trovare i rumori della strada e dei passanti e di qualunque cosa che abbia voglia di farle inconsapevolmente compagnia. Si precipita in cucina e, una volta giunta lì, si blocca di fronte al tavolo da pranzo. Lui è lì. Mr U è lì. Sta affettando delle fragole e, man mano che le affetta, le getta dentro una coppetta in vetro che contiene già mirtilli, pesche e albicocche in pezzi. Quando Mr U si accorge della presenza di Miss I volge il capo verso di lei, continuando ad affettare le fragole.
- Ehi, - le dice, sorridendo - ben svegliata. Scusa - le dice volgendo di tanto in tanto il capo dal suo volto imbronciato alle fragole che sta tagliando, - scusa se non ero accanto a te nel momento in cui ti sei svegliata, ma pensavo che ti avrebbe fatto piacere trovare un po' di frutta fresca da mangiare. Fa molto caldo, questo pomeriggio.
Miss I vorrebbe dirgli di non farlo più, di non permettersi mai più di lasciarla sola dentro ad un letto, che sia di notte o che sia di giorno. Vorrebbe dirgli di non lasciarla più sola, che un istante o una vita intera senza di lui non fanno differenza per avvertire la sua mancanza. Vorrebbe dirgli "Ti voglio bene", ma se ne vergogna. E vorrebbe essere più lucida e sicuramente meno sudata per fare quello che sta per fare; per abbracciarlo e stringerlo forte mentre tutto quello che riesce a dirgli è solo "Grazie".
Mr U accoglie volentieri il suo abbraccio. E mentre la tiene a sè, lo dice. Anche lui se ne vergogna e forse anche più di lei. Ma ha tanta voglia di dirglielo.
- Ti voglio bene.


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posted by buИCiA at 17:14 | Permalink |


4 Comments:


  • At 26 luglio 2008 alle ore 19:36, Anonymous Anonimo

    La voce di Steevie Wonder scivola nella mente di Mr U... isn't she wonder.

     
  • At 26 luglio 2008 alle ore 19:39, Blogger Fabrizio Zanelli

    Che sia naturale ritrosia, vergogna del proprio sentire o chissà quale altro condizionamento... Ma tante, troppe son le volte che quel "ti voglio bene" rimane là poco più che a metà strada tra il cuore e la bocca.

     
  • At 27 luglio 2008 alle ore 03:25, Blogger burro

    Molte, troppe volte quelle parole sono rimaste strozzate come dice fabrizio a metà strada, forse ci vuole coraggio a farle arrivare all'orecchio della persona a cui sono destinate, altre volte sono di troppo e molto spesso vengono sporcate usandole per interesse e non per il sentimento a cui dovrebbero essere legate. Penso che nella mia vita l'abbia detto più ad amici e amiche che alla mia Miss Her, il più delle volte perchè sono convinto che le azioni più che le parole siano il motore delle cose.

     
  • At 27 luglio 2008 alle ore 06:45, Blogger Dado

    anche se so che è molto semplice e scontata come riflessione, penso che non bisognerebbe mai fermare una sensazione che vuole essere tramutata in parole...
    o quanto meno io non riesco a farlo...