Ho gustato anche la fatica, perché anche quella può essere gustata. Il ritorno a casa quando il tramonto si accende a tarda serata. Il rallentamento delle ore che arrivano più tardi e che nonostante questo sembrano presto. Le pagine di un buon libro. La stessa musica sentita mille volte e riscoperta più bella ognuna di queste. Basta poco per gustare la semplicità.
E poi ho sentito una vecchia canzone all'interno di un film tutto sommato ancora nuovo. Cosa resterà di questi anni Ottanta, domandava. Ed io mi chiedo cosa resterà di questi anni Zero.
O, per dirla alla Vasco*, cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni Zero?
Etichette: anni Ottanta, anni Zero, strange thoughts for strange people, Vasco Brondi
Racconteremo che han provato a portarci via tutto, che ci han dato sogni e bisogni confezionati e pronti all'uso sugli scaffali dei centri commerciali.
Che han tentato di farci odiare i libri e amare la televisione, che dovevamo idolatrare i cattivi maestri, i buffoni e gli arroganti. Che han reso nostri coetanei mentalmente sterili.
Ma che con noi hanno fallito.
Che ci emozioniamo ancora per niente, che sappiam apprezzare le cose piccole e semplici, che non giriamo lo sguardo di fronte agli altri, che crediamo profondamente nell'amicizia anche se ci han insegnato che il pettegolezzo e l'invettiva sono i motori delle relazioni umane. Che sappiamo ancora amare, ridere, piangere, abbracciare un amico, aprire un libro, ascoltare una canzone, sederci nella penombra a guardare gli alberi sopra di noi.