i miei pensieri, nell'etere
giovedì 18 dicembre 2008
Potresti essere tu#2
Sono giorni che non hai nemmeno più un giorno di riposo. E sai che per altri giorni non l'avrai. Vai a dormire di sera che non te ne accorgi nemmeno, di addormentarti. E ti svegli al mattino che ti sembra di non aver mai dato riposo al cervello, ai pensieri, ai guai. Ti alzi a fatica. Ti lavi a fatica. Ti vesti a fatica. Con fatica tirerai fuori la macchina dal garage e ti avvierai dove ti devi avviare. Dopo una lauta colazione fatta al bar ti sentirai un po' meglio, e forse ti chiederai da dove ti è arrivata tutta quella fame, visto che, ultimamente, lo stomaco ti si chiude spesso, a intermittenza. Pensi che forse si tratta di fame nervosa e che vuoi andare a riempire un vuoto per compensare il mancato riempimento di altri vuoti. Ma poi pensi che non fa mai bene pensare tanto, e così smetti di farlo. Vai a lavorare e cerchi di essere il più disinvolto possibile. Dopo un po' ti lasci trascinare dall'impegno e dall'energia che richiede il mestiere odierno, e non ti pesa nemmeno tanto. Nella pausa pranzo mangi un pezzo di focaccia, divorandolo. Ti viene anche voglia di patatine, così entri in uno di quei posti dove fanno le pizze di plastica e chiedi una vaschetta delle di cui sopra Il ragazzo che hai davanti ti riempie la famigerata vaschetta direttamente con le mani, nude, dopo averle messe chissà dove. Per qualche istante pensi anche di scappare, in preda allo schifo, ma poi il ragazzo mette le patatine nella friggitrice, si gira, e capisci di non avere più via di scampo. Speri che la cottura elimini un po' di batteri e che il gusto sia gradevole. Ma non ci vuole molto a capire che in quel posto tutto è di plastica: la pizza, e ora sai con certezza che anche le patatine lo sono. L'unica cosa che avrebbe dovuto esserlo - un qualsiasi aggeggio utile a riempire di patatine in maniera igienica l'apposito contenitore - non lo è stato. E va beh, non si può avere tutto dalla vita; come al solito. Manca ancora una mezz'ora al termine della pausa pranzo. Così ti rechi in libreria e ti perdi a fantasticare tra i titoli e le copertine. Ad un certo punto noti un libricino, dietro ad altri, che avrebbe potuto benissimo passare inosservato, e invece così non è stato. Chissà perché. Forse è per via di quella teoria che ogni tanto tiri fuori; quella secondo la quale non sono le persone a scegliere i libri, ma i libri a scegliere le persone... Il titolo del libro è Il correttore di bozze. Lo trovi ironico, considerato che il mestiere odierno ha qualcosa di simile a quello di un correttore di bozze, dato che ha a che fare con la scrittura e con le altrui parole. Lo compri, considerandolo un piccolo regalo che ti concedi. E ti dispiacerà di non potergli dedicare subito la dovuta attenzione. Purtroppo, il dovere viene prima del piacere. Dopo un pomeriggio di mediazione tra la fatica fisica e mentale torni a casa, su di un autobus in cui non vi è nulla che non abbia un odore sgradevole e in cui non puoi fare a meno di notare, contro la tua volontà, che le persone sono fastidiosamente rumorose e logorroiche. Scendi dall'autobus e la prima parola che ti viene in mente è "finalmente", ma l'odore nauseafognabondo che ti arriva dritto nelle narici ti contraddice all'istante, e ti domandi come cazzo è che in questo quartiere non ti possa soddisfare nemmeno l'aria che respiri. Dentro le tue quattro mura non fai nemmeno in tempo a spogliarti che ti assale nuovamente la fame. Ingurgiti una quantità spropositata di baci di dama. Smetti per rispondere al telefono. Dall'altra parte ti chiedono cosa c'è che non va, e tu vorresti dirlo; lo vorresti proprio dire. Ma in cuor tuo sai di non potere, così tergiversi e porti il discorso proprio lì dove avresti voluto che rimanesse. Sfogarsi non è sempre una soluzione. Ti prendi un po' di tempo, prima di rimetterti al lavoro, perché il mestiere odierno richiede attenzione anche una volta finito l'orario ufficiale di lavoro. Ti prendi un po' di tempo, pur sentendoti in colpa, ma volevi proprio dedicare una manciata di minuti alla tua persona. Facendo una delle cose che ti piacciono. Magari leggere. Magari scrivere. Ma sai che più cercherai di appagarti col piacere e più farai fatica ad assolvere al dovere. Così ti rassegni. La prima parolea che ti viene in mente è "vomitare". E inizi già a pensare a quando potrai coricarti, al caldo e al comodo. Ma nemmeno in quel momento saprai se desiderare che il domani arrivi in fretta, per poter porre un'altra tacca sul muro, o se sperare che arrivi il più tardi possibile.


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posted by buИCiA at 19:34 | Permalink |


10 Comments:


  • At 18 dicembre 2008 alle ore 19:46, Blogger burro

    Descrizione claustrofobica di una non giornata.. Così come claustrofobico dev'essere il libro che ti ha scelto..

     
  • At 18 dicembre 2008 alle ore 21:46, Anonymous Anonimo

    "Sfogarsi non è sempre una soluzione", sono d'accordo con te... la soluzione spesso si fa strada da sola...forse noon è un caso che ti abbia scelta proprio questo libro!
    Oggi sono stata scelta da una piccola antologia di haiku, e mi sembrava di non credere ai miei occhi, per mille motivi!

     
  • At 18 dicembre 2008 alle ore 23:22, Blogger Fabrizio Zanelli

    Parafrasando Milan Kundera, pare, talvolta, davvero insostenibile il peso del proprio essere e anche il peso delle altrui esistenze. Ci muoviamo attorno alla consapevolezza che lo specchio non ribalterà un'immagine diversa ma l'illusione di scorgerla tra le pieghe del tempo lascia un po' di spazio alla speranza.

     
  • At 18 dicembre 2008 alle ore 23:28, Blogger buИCiA

    @burro: del libro sono arrivata a pag. 61. "gotico" e "noir" forse non sono le parole adatte, ma sono le prime che vengono in mente.

    @per te: tra il dire e il non dire la questione riguarda la scelta. e a volte si sceglie di non dire, per evitare che gli effetti siano peggiori del nascondere.
    [buona lettura!]

    @fabrizio: ... e, viceversa, la speranza di scorgerla lascia un po' di spazio all'illusione...

     
  • At 19 dicembre 2008 alle ore 08:43, Blogger soleliquido

    dio quanto è vero. sembra la storia di ogni dannata mattina.ogni mattina.uouo.
    ste

     
  • At 19 dicembre 2008 alle ore 11:16, Blogger Cannibal Kid

    il logorio della vita moderna..
    quindi adesso fai qualcosa di simile alla correttrice di bozze? non dev'essere il massimo, ma nemmeno malaccio, considerato ad esempio che io al momento lavoro in un maledetto centro commerciale e l'unica consolazione è che è un part-time così ho ancora qualche momento per scrivere e cazzeggiare
    ..la vita moderna fa proprio schifo

     
  • At 19 dicembre 2008 alle ore 16:49, Blogger mIsi@Mistriani

    grazie
    [per foto.e parole]

    come sto?..
    [al momento non so neanche io.rientrata da poco.e ancora,o già,in subbuglio.devo ancora capilo.dovrei volerlo capire,piu' che altro]

    ..mi chiedo quanto sia importante esplorare.luoghi e persone[per me]e quanto per gli altri.
    quanto gli altri abbiano voglia di esplorare luoghi.e persone[me,per esempio]
    C'ENTRA UN C@ZZO E PERO'
    *pensIerI estemporaneI* *MoDE oN*
    SORRY

     
  • At 19 dicembre 2008 alle ore 18:10, Blogger Sonic Young

    Domanda: ma se vado a lavorare in macchina, perchè devo tornarci in autobus?
    Dai, scherzo!
    Bel post, ciau, SY.

     
  • At 19 dicembre 2008 alle ore 18:21, Blogger Onigirigirl

    per il resto c'è qualcosa nelle tue parole che mi fa venire voglia di piangere, di chiedere aiuto, di gridare. (oggi sono rabbioso/nervosa/triste da morire). e sono io. o potresti essere tu. o forse, se vuoi, sai dove incrociare i miei occhi e la mia tastiera. delle volte chi crediamo più lontano e distante potrebbe essere soprendentemente vicino. delle volte, in cui mi sento sola come se non ci fosse altro che freddo e buio in tutto l'universo. quelle volte forse c'è qualcuno per me. quelle volte forse, simo, ci sono io.

     
  • At 19 dicembre 2008 alle ore 19:35, Blogger buИCiA

    @soleliquido: proprio ogni dannata mattina no, dai... per fortuna c'è di anche di meglio. per sfortuna c'è anche di peggio.

    @marco: quello che faccio adesso - a volte, qualche volta al mese - riguarda lo scrivere e poi il correggere. che non è proprio il mestiere che uno si sognerebbe. ma, come sopra, c'è di peggio (e di meglio).

    @misi@: i pensieri estemporanei sono sempre i benvenuti. a volte son i migliori.

    @sy: ... perché magari la macchina la lascio altrove, ad altre persone, e il ritorno lo si deve fare coi mezzi pubblici (bleaaaaaah!!!)
    :D

    @onigiri: delle volte si è talmente tristi, incazzati, nervosi che essere se stessi è così disagevole...
    delle volte ti spiace che le persone vicine non riescano a capire. delle volte ringrazi che delle persone lontane ti comprendano al volo. delle volte non puoi far altro che tirare un'altra tacca sul muro.
    potesti essere tu. potrei essere io. potremmo essere noi. potremmo riconoscere di sentirci simili, e tirarci così un po' su di morale.