L'euforia cala, sì. Ma sarà dovuto anche al fatto che ormai sono le undici di sera, e la sveglia è suonata presto, stamattina - alle sei.
Se l'euforia cala, però, vuol dire anche che l'euforia c'è. Perchè è stata una giornata niente male. Affatto.
A volte i libri che si leggono possono essere oggetto di discussione. Mi piace parlare di libri. Almeno tanto quanto mi piace leggerli. Non sempre si ha la fortuna di essere circondati da persone appassionate dagli stessi diletti, però. Eppure stamattina ero lì, sul treno, che leggevo il mio libro nuovo. Gomorra, di Roberto Saviano. Le quattro ragazze che sono salite la fermata dopo la mia e che mi si sono sedute accanto, oltre il corridoio, hanno riconosciuto la foto sulla quarta di copertina (chi non la riconoscerebbe, d'altronde?), e si sono messe a chiacchierare tra loro del libro, del "vorrei leggerlo, ma se lo leggo non studio più... poi è lungo, ci vuole del tempo...". Mah, io ho iniziato a leggerlo ieri e sono a pagina 89. Quando un libro piace, e subito, lo si divora. Hanno chiacchierato un po' di questo, le ragazze, e poi sono ritornate alle loro discussioni; mantenendo un tono di voce anche un po' troppo frenetico ed elevato, per i miei gusti. Quando leggo, non pretendo tanto, ma quel po' di quiete che mi permetta di mantenere la concentrazione...
Invece, la signora di fronte a me ha attaccato bottone con una scusa qualunque, e poi ne ha approfittato per chiedermi del libro. Per dirmi che anche lei lo ha letto, e ci siamo messe a parlarne, così; proprio come piace a me. Dopo poco mi ha concesso di riprendere la mia lettura, ma dopo un altro po' ci siamo rimesse a parlare. Dei libri, della riforma scolastica e della protesta, di università, di "... a Palazzo Nuovo si trova sempre posto per sedersi, a lezione?". No, signora; a Palazzo Nuovo non sempre si trova posto per sedersi, a lezione. Ma io, le lezioni, le ho finite. Ahimé. (Ne sento già la mancanza).
Mi fa piacere. Mi fa piacere, a volte (ma lo ammetto, non sempre) che qualcuno, sul treno, mi rivolga la parola; senza mantenere sempre quel distacco-rispetto-menefreghismo che si suole avere con gli estranei.
Ed è così che ho intrattenuto una piacievole conversazione su un libro, stamattina. Una soddisfacente conversazione.
A volte sono tesa quando devo fare qualcosa per l'università. Lo sono un po', inizialmente, quando devo fare le interviste per la mia tesi di laurea. Ho paura di non sapere/riuscire a gestirle. Ma poi filano lisce, di solito. Come quella che ho fatto stamattina. Una di quelle interviste in cui, io parlo, sì: faccio le domande e chiedo precisazioni; ma poi fa tutto l'altra persona. Mi porta dentro la sua vita e dentro i suoi pensieri. Si apre a me. Come forse a volte dovrei fare un po' di più anche io.
Mi piace, intervistare. Credo che mi piaccia. Poi schiaccio stop sul mio voice recorder. Ma non si smette di parlare. No. Si continua. Tranquillamente. Senza domande, questa volta. Ognuno dice la sua. Parla di sè. Semplicemente perchè se ne ha voglia. Si parla. Fino a ché ci si accorge che è l'una e mezza passata e che forse è il caso di pranzare. E poi porgo i miei saluti.
Una soddisfacente intervista. Ed un'altra soddisfacente chiacchierata. (Grazie, ragazze).
Non sempre la forza di volontà mi convince a fare le cose che dovrei fare. Oggi pomeriggio non mi andava molto di andare in biblioteca a cercare testi. Ma mi sono detta che, già che avevo pagato il biglietto del treno, dovevo approfittarne, e fare il mio dovere da studentessa fino in fondo. Anche a costo di tornare a casa tardi (e non nel primo pomeriggio come avevo previsto). E allora via, borsa e giubbino dentro l'armadietto prima dell'ingresso, e poi le porte della biblioteca si sono aperte automaticamente (si aprono così; non è che si siano aperte solo a me, come le acque al passaggio di Abramo...).
E poi dentro e fuori di lì incontro un po' di compagni che non vedevo da tempo. Le nostre discussioni vertono quasi (ma anche solo) esclusivamente sulla tesi, però lo fanno in un modo che è - cosa lo dico a fare, ormai? - soddisfacente; simpatico; divertente. Lo è, eccome.
E sono una serie di cose che mi rendono... leggera. Non ci vuole sempre un miracolo per farlo; non serve sempre un miracolo. Si può stare bene anche con semplicità. Dopo una giornata traquilla e carina. Che, tuttavia, rende euforici. Anche se l'euforia, ad una certa ora della sera e con il buio, comincia a calare...
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Piccoli e semplici attimi di grazia.
Momenti isolati che, se uniti, concorrono a dipingere giornate preziose...