Mi sono morsicata un'unghia nell'inconsapevole attesa di guardare il riflesso su di una vetrina spenta. E duole, ora.
Il silenzio crudele di parte dell'umana specie zoppica nella notte, e nonostante questo sa come riuscire a non farsi prendere. Un gioco perverso in cui Achille non potrà mai raggiungere la tartaruga.
La fame è immateriale. E l'unica bocca a nutrirsi sarà quella dello stomaco.
Il freddo non passa. Nemmeno se lo si prova a curare con una coperta e con una potente pastiglia antiinfluenzale. Ma a volte il gelo rimane l'unica soluzione per smaltire gli eccessi dei numeri in rubrica.
Il sonno cade piano e lento sul ticchettio dell'orologio. E il futuro, che paradossalmente aprirà gli occhi su un'unione, scinderà le parti chimicamente.
E qui mi fermo. Prima di mettermi a cancellare tutto.
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E' bello.
E non va interpretato, potrei dare più interpretazioni...e sbaglierei ogni volta.
I paradossi, forse sono insiti nel destino, forse ce li creiamo da soli. Come me, una freccia in apparente movimento, ferma in realtà nell'istante, in quello precedente come in quello successivo...