i miei pensieri, nell'etere
venerdì 7 novembre 2008
* Non si muore tutte le mattine
Ma si dovrebbe. Si dovrebbe, eccome. Si dovrebbe morire ogni mattina. Tutte le mattine. Per poi rinascere. Di notte. Di pomeriggio. Al tramonto. All'alba delle stelle. Quando si vuole. Quando ognuno vuole. Per buttare via la vita del giorno prima e per ricominciarne una nuova. Fino alla soddisfazione. Fino all'esaurimento. Fino a che non c'è nemmeno più la possibilità, quella possibilità; la possibilità di morire e poi di rinascere. Ancora, ancora, ancora, di nuovo; e poi ancora. Come quando ti servono le fototessere ed entri in uno di quei bugigattoli apposta che trovi in stazione o nei centri commerciali. Quei bugigattoli dove puoi fare le fototessere, e di queste ultime puoi scegliere il formato, il bianco&nero o il colore; puoi anche scegliere di rifarle un tot di volte, fino a che l'immagine di te stesso che compare sul monitor non ti soddisfa. Ma non puoi rifarle all'infinito; non puoi effettivamente ripetere il click fino alla soddisfazione. Perché dopo tre o quattro scatti la tua immagine non compare nemmeno più, su quel monitor. E non puoi far altro che uscire dal bugigattolo e aspettare che escano le fototessere, che ritraggono te in qualche posa, una qualche posa, che forse può anche quasi soddisfarti, la posa in cui esci; ma mai totalmente. La soddisfazione piena, quando non sei stato tu a scegliere il click giusto, non arriva mai; non c'è mai. Può esserci quasi, ma non sarà mai totale. E' una soddisfazione parziale. E' una soddisfazione di cui ti devi accontentare. Perché non l'hai scelta tu. Non hai avuto la possibilità di schiacciare il pulsante mille volte, miliardi di volte, fantastiliardi di volte, fino a trovare un'immagine di te che fosse davvero l'immagine di te che vuoi imprimere con la stampa. Il sorriso che farai guardando le foto non sarà mai quel sorriso; mai.La vita dovrebbe essere una fototessera. Che puoi fare in digitale. E rifare. Quante volte vuoi. Dovrebbe essere una fototessera che muore e nasce con il solo premere del tuo dito su di un pulsante. E il tempo, fuori di lì, dovrebbe darti il tempo. Il tempo dovrebbe darti il tempo di scattare. Dovrebbe attuare una semisospensione per permetterti di scegliere. Il tempo potrebbe anche fartelo, questo favore.
Ed è così che ogni tanto mi sveglio di mattina (o di pomeriggio, o al tramonto, o all'alba delle stelle) sperando di essere appena nata, di avere pochi secondi, pochi minuti, 0 anni, insomma. Invece di secondi, di minuti e di anni ne ho sempre di più. Guardo fuori di lì sperando di trovare la semisospensione del tempo. E invece tutto continua a muoversi. Continua. Il tempo non mi concede il tempo.
Ed io so che è colpa mia, se l'immagine di me che rimane impressa dalla stampa non mi soddisfa. Lo so. Ma il fatto è che io non mi accontento di essere quasi soddisfatta. Continuo a schiacciare quel pulsante sperando che la prossima foto sarà migliore. E mi trovo ad un certo punto che di foto non ne posso più rifare, e sto lì ad aspettare. Che la stampa che esce sia di mio gradimento, almeno un po'.
Il fatto è che io non mi voglio accontentare. Il fatto è che vorrei essere io. A scegliere il click giusto.



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posted by buИCiA at 18:38 | Permalink |


8 Comments:


  • At 7 novembre 2008 alle ore 20:11, Blogger IsaccoNucleare

    continua a premere quel bottone troverai il click giusto forse la migliore foto l'hai scattata proprio ora.........

     
  • At 7 novembre 2008 alle ore 22:34, Blogger Sonic Young

    Il tempo non mi concede il tempo. -Cosa aggiungere?-

     
  • At 8 novembre 2008 alle ore 03:38, Blogger Luca Bleek Sartirano

    Non premerlo più quel pulsante.
    Lascia sia chi ti sta intorno a farlo e a dirti quanto bene sei venuta.
    Amiamo molto ingannare noi stessi e forse la foto migliore è quella che vediamo impressa sulla retina degli altri..

     
  • At 8 novembre 2008 alle ore 14:31, Blogger Cannibal Kid

    quando uso una di quelle macchinette x le fototessere continuo a schiacciare il pulsante finchè non mi sono rotto, quindi forse se ci si accontenta è solo perchè ci si è rotti di schiacciare un pulsante, o forse perchè dopo un pò nel bugigattolo comincia a mancare l'aria

    (ah, grazie x avermi fatto scoprire una parola di cui non conoscevo l'esistenza: bugigattolo:)

     
  • At 8 novembre 2008 alle ore 19:16, Blogger Franco Zaio

    Complimenti. Ti auguro di trovarlo, quel click giusto. E di accontentarti, prima o poi. Nel frattempo continua così, chè puoi solo migliorare, conquesto atteggiamento.
    Click!

     
  • At 8 novembre 2008 alle ore 23:34, Blogger Squilibrato

    Bello, mi piace questo pensiero.
    Vorrei anche io morire tutte le mattine. Ed invece lo faccio di notte e nemmeno troppo bene.

     
  • At 9 novembre 2008 alle ore 01:08, Blogger Fabrizio Zanelli

    Già ma non siamo noi a scegliere il click giusto né, in verità e pur con tutta la tecnologia di cui siamo capaci, riusciamo a vederci davvero bene prima del click. Vediamo un po' di noi e soprattutto vediamo solo ciò che vogliamo vedere. In realtà, dietro all'obiettivo che ci guarda, ci sono gli altri. Sempre.

     
  • At 9 novembre 2008 alle ore 01:22, Blogger buИCiA

    sociologicamente parlando, le immagini che ognuno di noi crea di se stesso sono il risultato del giudizio che si ha sulla propria persona, unito alla percezione di quello che è il giudizio altrui.

    forse su quel pulsante non c'è esclusivamente il nostro dito. forse ce ne sono due. tre. dieci. mille. per questo il click non è mai corretto. troppe dita da accordare. o forse il tutto è rappresentato dal bugigattolo. il nostro dito contro la volontà altrui.
    forse bisognerebbe semplicemente fregarsene di tutto.

    a me, le fototessere, nemmeno piacciono. stai lì, imbambolato, con un'espressione innaturale...
    mi piacciono solo quelle fatte per scherzo, con gli amici, o con qualche ragazzo... quelle che si conservano nel portafogli. e che fanno sorridere, ogni volta che le si tira fuori.