Le notti a Torino hanno l'odore del parquet di casa di Ele. Di quel legno chiaro illuminato da una luce soffusa che apre verso l'azzurro notturno della finestra. Hanno l'odore dell'atmosfera che cambia, del volgersi della primavera in quasi estate.
Le notti passate a Torino hanno la visuale di un paesaggio che si allontana oltre il finestrino di un treno. Hanno la visuale del cielo rosso delle otto e mezza di sera, quando si crea uno splendido connubbio tra il giorno e la notte. Hanno la visuale dei locali con i tavoli all'aperto, fuori, in Piazza Carlo Alberto. Hanno la visuale delle scritte sui muri lasciate in Via Milano. E chissà in quali altri luoghi.
Le notti a Torino hanno il suono della musica che accompagna il viaggio. Hanno il suono della gente che cammina lungo Via Po. Hanno il suono delle chiacchierate fatte prima di recarsi in un luogo. E anche dopo. Hanno il suono della voce di Giuseppe Culicchia, che non mi stuferei mai di sentire. Hanno il suono del temporale che, premurosamente, si appresta a dare la buonanotte.
Le notti passate a Torino hanno il gusto di una pizza accompagnata da una birra chiara. Hanno il gusto della voglia di non andare a dormire. E quello della sveglia che suona dopo sei ore di sonno, ma non importa, perchè è sempre bello svegliarsi a Torino.
Le notti a Torino hanno il tatto di un giubbino in jeans sopra una maglietta a maniche corte. Hanno il tatto di uno zaino sulle spalle messo e tolto più volte. Hanno il tatto della pelle d'oca, per via dell'aria fresca. Hanno il tatto delle coperte calde del letto di Eli. Hanno il tatto delle gocce di pioggia sulla pelle, il giorno dopo.
Le notti passate a Torino hanno mezzo senso in più. Cui non so dare un nome. Nè una descrizione. Ma il quinto senso e mezzo esiste. Assicuro che esiste.
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il quinto senso e mezzo esiste
e anche il sesto senso.. io vedo la gente morta, fa freddo quando appaiono..
uah uah uah!!