i miei pensieri, nell'etere
sabato 5 gennaio 2008
Nero
Tempo fa, ma non poi così tanto - era il mese di ottobre - il mio alloranonancoraexragazzo mi chiese di scrivergli una cosa. A lui piace il teatro, recita (già, che bravo attore...) e doveva preparare un pezzo che avesse per argomento il cibo.

Chiese a me di provare a scrivergli un testo teatrale. Sapendo che mi piace scrivere.

Strano come mi sia venuta l'ispirazione per scrivere quel testo solo dopo la nostra rottura.

Quello che venne fuori fu un monologo.

Gliel'ho anche inviato, per mail.

Chissà se lo avrà mai usato, poi?

Stasera, non so perchè, mi è venuta voglia di metterlo qui.

Quindi, questo è "Nero".


Nero.
Nero come il vuoto che mi hai lasciato dentro.
Nero. Come il buio che è rimasto in questa casa da quando te ne sei andata via, prendendo le tue cose, senza nemmeno accendere la luce, sbattendo forte la porta e lasciando solo il nero.
Nero. Come questo cioccolato fondente, che ora accarezza le mie labbra, come facevi tu, assapora e si fa assaporare dalla mia lingua e va giù, giù; giù in fondo. A riempire un baratro reso ruggente dai morsi della fame che da giorni non soddisfavo. Perché non era il cibo, quello di cui avevo bisogno. Quello di cui avevo bisogno eri tu, sai, amore mio?
Rosso.
Rosso come i fiori che mi hai regalato per il mio compleanno. Nessuna donna mi aveva mai regalato dei fiori, sai, amore mio?! Nessuna donna, ma tu sì. Me li hai regalati meno di un mese fa, e poi cos’è cambiato? Cos’è cambiato, amore mio? Sono ancora lì, i tuoi fiori, appesi a testa in giù. Li ho fatti essiccare, pensando che rimanessero così, come me li hai regalati tu. E, invece, anche il loro rosso è cambiato.
Rosso. Come queste fragole, e questi peperoni, e queste mele, e questi pomodori, che adesso entrano nella mia bocca senza alcun ordine, senza alcun senso. Entrano nella mia bocca solo perché li ho trovati in frigo e sul tavolo, in cucina. Li ho trovati lì e mi ci sono buttato sopra, come un animale affamato, perché adesso ho fame; ho tanta fame, amore mio. E sento che se non mangio muoio, devo mangiare! Me lo chiede lo stomaco, me lo chiede il cervello, me lo chiede anche il cuore! Il cuore. Che una volta esplodeva di rosso, solo per te. Dov’è finito il nostro rosso, amore mio?
Bianco.
Bianco come questo formaggio. Morbido e soffice, proprio come le tue mani, quando tenevano il mio viso, mentre tu rimanevi ferma davanti a me, a fissarmi. Ti ricordi, amore mio? Non mi permettevi nemmeno di parlare. Mi imprigionavi per qualche minuto fra le tue carezze, per godere il senso del tatto, poi chiudevi gli occhi e ti avvicinavi con il volto alla mia pelle, respirando; per godere dell’olfatto. Allora afferravi il mio labbro superiore coi denti, e cominciavi a succhiarlo, piano, per godere del gusto.
Bianco. Come questa farina. Non immaginavo di arrivare a mangiare della farina… cruda! Non lo immaginavo proprio. Tu lo avresti immaginato, amore mio? Avresti mai immaginato che sarei arrivato a squartare questo pacco di farina, ad infilarci una mano dentro e poi a raccogliere quella che era caduta a terra, per portare quella polvere alla bocca, con rabbia, per riuscire a ingurgitare tutto quello che avrei potuto, senza alcun ordine, senza alcun senso, solo perché avevo fame, tanta fame! Tanta fame, amore mio, avevo fame di te, ma tu non ci sei, non ci sei, amore mio, dove sei? Dove sei?! Dove sei, che devo assolutamente riempire questo vuoto, e illuminare questo buio, ma non ci sei, non ci sei, tu! C’è solo cibo, tanto cibo, e spero che basti. Spero che basti per accendere il nero, e far battere di nuovo il rosso, e far rivivere tutto quel…
Bianco. C’è del bianco. Bianco come questa luce che arriva da fuori. Ma da dove arriva? E chi l’ha fatta entrare? Chi ha aperto la porta? Sei… tu?! Sei tu, amore mio?! Sei tu! Sei tu che l’hai fatta entrare… Sei tu!



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posted by buИCiA at 08:55 | Permalink |


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