Detesto il Natale.
Il giorno della previgilia esco in centro con una mia amica e per strada incrocio il mio ex ex ragazzo. Lo guardo, anche se subito non capisco che è lui. E' da tanto che non lo vedo e stento a riconoscerlo; è cambiato. Mi guarda. Muove gli occhi dall'alto verso il basso. Mi squadra. Arriviamo l'uno di fronte all'altra. Continuo a guardarlo. Lui distoglie lo sguardo. Non mi saluta. Tira dritto. Quattro anni insieme. E nemmeno mi saluta.
Detesto il Natale.
La mattina del 25 esco con la mia cagnolina. Non ricordo se fossi appena uscita o mi stessi incamminando verso casa. Fatto sta che noto colui che qualsiasi altra persona chiamerebbe "padre", ma io come faccio a chiamarlo così, dato che non ci rivolgiamo la parola da parecchi anni?
Lo guardo. Lo faccio apposta. Lo fisso, proprio. Mentre cammina contento, con suo figlio in braccio. Dev'essere bello per un genitore avere un figlio piccolo, cui raccontare che la notte precedente è passato Babbo Natale. Dev'essere bello per un figlio piccolo (ma non solo) avere un padre da cui ricevere attenzioni, da cui ricevere uno sguardo e un sorriso pieni di affetto.
Mi guarda. Continua a guardarmi. Non lo fa mai. Di solito l'imbarazzo e la vergogna gli impediscono di farlo. Continuiamo così per qualche passo, i suoi occhi dentro ai miei e viceversa. Poi mi volto. Per oggi gli ho dedicato già troppo del mio tempo.
Detesto il Natale.
Mia mamma soffre di ansia e il fatto che sia Natale e che non stia più insieme al suo compagno da un paio di mesi non fa che peggiorare le cose. La sera della vigilia decido di calcare un po' il mio raffreddore per giustificarmi con le persone che dovevo vedere. In realtà rimango a casa per far compagnia a mia mamma. Ma lei è triste, è molto triste; e non servono a nulla le cazzate che dico durante la serata per cercare di distrarla un po'. Mi sarebbe piaciuto uscire con i miei amici, quella sera. Ma la mamma è la mamma e io non posso negarle almeno un minimo di compagnia. A mezzanotte meno dieci lei va a dormire, io rimango a guardare ancora un po' di tv. Mancano dieci minuti a Natale. Auguri.
Detesto il Natale.
Oggi, pardon, ieri (l'orlogio segna già le oo, 17...) era Santo Stefano. Dopo pranzo mia mamma scoppia a piangere, l'ansia aumenta, non sta bene e va coriscarsi. Io mi corico accanto a lei. Non le dico niente, le accarezzo la testa o le tengo la mano. Dopo poco il suo respiro comincia a farsi lento e profondo, come quando ci si sta per addormentare. Credo si sia calmata. Così mi giro dall'altra parte e dopo poco mi addormento anch'io. Mi sembra di dormire così tanto che quando mi sveglio penso che siano le sei di sera. Ma fuori il giorno è ancora illuminato, non possono essere già le sei. Sono da poco passate le quattro e mezza. Non so perchè, ma questo mi tranquillizza.
Il resto della giornata scorre. Un paio di libri mi fanno compagnia. Mia mamma rimane a letto tutto il tempo. Guardo la mia cagnolina. Mi sembra triste. A volte mi sembra che percepisca la tristezza di mia mamma e diventi triste anche lei. Non voglio che sia triste. Non voglio che siano tristi.
Mi piacerebbe essere in grado di fare qualcosa in più per mia mamma, per farla sentire meglio. Ma certe cose non dipendono dalla nostra volontà.
Detesto il Natale.
Mi fa venire in mente le persone che non ho. Che poi non è detto che io le voglia avere... E' solo che... mi fa venire in mente certe persone. Persone cui preferirei non pensare. Mi fa venire in mente che questo dovrebbe essere un periodo felice, e invece non lo è mai. Per una ragione o per l'altra, non lo è mai.
Detesto il Natale.
Senza dubbio, Pasqua è meglio.