E' così che succede, la maggior parte delle volte.
Vorresti essere pronto, ma non lo sei.
E' come quando devi cercare urgentemente una macchinetta per le fototessere, perché tra pochi minuti parte il treno, tu devi fare l'abbonamento e il ferroviere dall'altra parte del vetro, in stazione, ti ha detto che senza fototessera proprio non puoi farlo.
Allora tu esci fuori, ti guardi a destra e a sinistra, individui quella cavolo di macchinetta e, quasi serenamente, ti siedi facendo attenzione a che il tuo volto entri esattamente all'interno dell'ovale nel monitor.
Una voce elettronica ti avverte che tra poco ci sarà lo scatto. Cerchi di sorridere, anche se ti senti un po' scemo, a stare in quella posa. Guardi il risultato, subito dopo. Non ti piace. La voce elettronica ti avvisa che se vuoi puoi rifare la foto. Ok, sì, ti piacciono le seconde chance. Le trovi utili.
Ti guardi di nuovo, e pensi che non ti riconosci tanto, nella persona con quel mezzo sorriso storto in quel cavolo di monitor.
La voce elettronica, ma gentile, dell'aggeggio ti avverte che puoi ancora cambiare, se vuoi; puoi tentare ancora di inquadrarti in quei quattro lati. Eccheccacchio! Crepi l'avarizia!, pensi. Dai, che alla terza sarai migliore!
Attendi lo scatto, ti riguardi; il peggiore dei tre. Ma stai sereno, che tanto adesso le fredde ma accomodanti corde vocali dell'aggeggio di fronte a te ti diranno che se la tua faccia anche questa volta non ti pare abbastanza bella, puoi provare a farla venire tale nella prossima. Questa non è una fototessera, è uno splendido intervento di chirurgia estetica, pensi.
E invece quell'orribile voce del cazzo che fa?! Ti dice che le tue fototessere sono pronte. E' proprio così che dice quell'aggeggio, ah-ha; fottuto bastardo: sei venuto con l'espressione più idiota del mondo, e lui ti dice che hai otto, fottutissime, tessere che ti mostrano al mondo con quella faccia!
Tra il deluso e l'incazzato esci da quella gabbia malefica e vai a fare l'abbonamento. Riesci anche a non perdere il treno, in tutto ciò. Però, intanto, pensi che è così, che ti si presenta la vita. Come una fototessera mal riuscita scattata alle 6:30 di un gelido lunedì mattina.
Volevi essere pronto, ma non lo sei stato.
Volevi essere diverso, ma somigli solo a te stesso in una brutta posa.
A volte vuoi delle cose, ma non le hai. A volte non le prendi nemmeno in considerazione, e ti capitano. A volte puoi fare più scatti, prima di decidere quale foto tenere. Altre non ci devi nemmeno pensare, all'eventualità di numerose opportunità, perché non è detto che ci siano, o che siano migliori della prima.
Forse, per fare quella foto, non avresti nemmeno dovuto sorridere. Magari serio e assonnato saresti stato più naturale e rilassato. Magari la spontaneità ti avrebbe premiato.
Non pensare a quello che verrà dopo; se ci sarà oppure no un dopo.
Pensa a quello che hai e a quello che vuoi adesso, in questo preciso momento. Dagli quel po' di attenzione che basta, ma non soffocare la mente. Lasciala respirare.
E adesso guarda solo un attimo dritto, che il fermo immagine arriva tra 3... 2... 1...