i miei pensieri, nell'etere
martedì 1 maggio 2012
Verde
Chissà cosa penserai quando capiterai qui.
Chissà cosa penserai quando capiterai qui e leggerai.
Di te.
Vorrei essere lì a vedere la tua faccia. Il tuo verde farsi più verde, accompagnato, magari, dall'accentuarsi delle parentesi intorno alle labbra [un cenno di sorriso, un'espressione di stupore...]
Un po' come quella volta in cui mi sei venuto a prendere, dopo che avevo fatto il Tuo nome, perché ti avevo riconosciuto. 

E non immaginavi che da quel momento in poi saresti cambiato. [E non immaginavo che da quel momento in poi sarei cambiata.]
Sono poche le volte in cui scrivo di gioia. Più incombenti, di solito, i pensieri che arrivano dallo scuro e che hanno da essere sfogati, in qualche modo, sulla carta. 
E però succede, anche, che io scriva di Te. 
Oltre a viverti, ti scrivo. 
E allora chissà cosa penserai, mi sono chiesta, quando capiterai qui e leggerai. 
Chissà cosa penserai.
Che faccia farai.
 
 
posted by buИCiA at 20:03 | Permalink | 5 comments
sabato 24 settembre 2011
Momenti di trascurabile felicità
_Prendere il treno che va esattamente nella direzione in cui vuoi andare. 
_Quella volta che un alpino di circa 80 anni, sul treno, mi ha detto "Sa, signorina, che ha proprio dei begli occhi? La guardavo anche mentre dormiva". 
Anche quella volta in cui tu mi hai detto "Stai meglio con i capelli corti. Ti fanno risaltare di più gli occhi".
_La mia maestra di italiano alle elementari che ancora si ricorda il mio nome. 
_Il b a l c o n e di casa t u a. Il balcone di casa tua e i panni stesi dei dirimpettai. La nonnina che ci impiega un quarto d'ora per sistemare una pianta. Bella Ciao suonato da qualche parte, lì fuori. L'ascensore esterno che sale con il bambino dentro che poggia le mani sul vetro e le allunga in alto, sempre più in alto. La ragazza che parla al telefono, contenta, mentre attacca i jeans (e i pensieri) ai fili con le mollette. La signora seduta al 5° piano, ferma. ("Tra un po' allungherà le gambe sulla sedia di fronte e inizierà a cucire", mi dici). Le antenne sui tetti, poco sotto le nuvole. E gli aerei che passano forte.
E gli aerei. E gli aerei.
Gli a e r e i. 
 
posted by buИCiA at 21:55 | Permalink | 8 comments
domenica 6 marzo 2011
E per struccarmi useranno delle nuvole cariche di piogge.
E poi mi son messa a piangere.
Ma forse non era per un motivo mio. Era per i motivi degli altri.
Era per i padri persi all'improvviso. Per il sole solitario come il suo sostantivo al plurale.
Per l'aria gelida dell'anti primavera che mi tagliava la faccia, nel mio cammino pensieroso verso la macchina.
Per le canzoni che ti infilano le loro mani nel cuore, e te lo aprono come quando tiri le tende di prima mattina.
Era perché avrei voluto avere tutti, e non ho nessuno. Era perché non sapevo per cos'era.
"Per tutto e per niente".
Forse era per tutto e per niente.
 
posted by buИCiA at 18:05 | Permalink | 6 comments
sabato 12 febbraio 2011
Negativo
Che poi ho fotografato delle bici, quel giorno, davanti alla stazione.
Le ho fotografate che ce n'erano poche, le avevano già portate via, le altre.
Le ho fotografate che avrei già voluto farlo il giorno prima, quand'erano tante, ma non avevo la macchina a pellicola dietro.
Le ho fotografate perché avevo già pensato a te.
Le ho fotografate per te.
Che poi oggi sono andata a ritirare le foto.
E quella delle bici non c'era.
Che è venuta troppo chiara. O è venuta troppo nera.
Si vede dai negativi, che manca.
Non la ricordavo quasi più.
Che poi mi è venuta in mente, perché avrei voluto regalartela.
Che manca quella, come un po' d'altre cose.
 
posted by buИCiA at 23:15 | Permalink | 0 comments
lunedì 29 novembre 2010
Attendendo nuovi sviluppi
E' così che succede, la maggior parte delle volte.
Vorresti essere pronto, ma non lo sei.
E' come quando devi cercare urgentemente una macchinetta per le fototessere, perché tra pochi minuti parte il treno, tu devi fare l'abbonamento e il ferroviere dall'altra parte del vetro, in stazione, ti ha detto che senza fototessera proprio non puoi farlo.
Allora tu esci fuori, ti guardi a destra e a sinistra, individui quella cavolo di macchinetta e, quasi serenamente, ti siedi facendo attenzione a che il tuo volto entri esattamente all'interno dell'ovale nel monitor.
Una voce elettronica ti avverte che tra poco ci sarà lo scatto. Cerchi di sorridere, anche se ti senti un po' scemo, a stare in quella posa. Guardi il risultato, subito dopo. Non ti piace. La voce elettronica ti avvisa che se vuoi puoi rifare la foto. Ok, sì, ti piacciono le seconde chance. Le trovi utili.
Ti guardi di nuovo, e pensi che non ti riconosci tanto, nella persona con quel mezzo sorriso storto in quel cavolo di monitor.
La voce elettronica, ma gentile, dell'aggeggio ti avverte che puoi ancora cambiare, se vuoi; puoi tentare ancora di inquadrarti in quei quattro lati. Eccheccacchio! Crepi l'avarizia!, pensi. Dai, che alla terza sarai migliore!
Attendi lo scatto, ti riguardi; il peggiore dei tre. Ma stai sereno, che tanto adesso le fredde ma accomodanti corde vocali dell'aggeggio di fronte a te ti diranno che se la tua faccia anche questa volta non ti pare abbastanza bella, puoi provare a farla venire tale nella prossima. Questa non è una fototessera, è uno splendido intervento di chirurgia estetica, pensi.
E invece quell'orribile voce del cazzo che fa?! Ti dice che le tue fototessere sono pronte. E' proprio così che dice quell'aggeggio, ah-ha; fottuto bastardo: sei venuto con l'espressione più idiota del mondo, e lui ti dice che hai otto, fottutissime, tessere che ti mostrano al mondo con quella faccia!
Tra il deluso e l'incazzato esci da quella gabbia malefica e vai a fare l'abbonamento. Riesci anche a non perdere il treno, in tutto ciò. Però, intanto, pensi che è così, che ti si presenta la vita. Come una fototessera mal riuscita scattata alle 6:30 di un gelido lunedì mattina.
Volevi essere pronto, ma non lo sei stato.
Volevi essere diverso, ma somigli solo a te stesso in una brutta posa.
A volte vuoi delle cose, ma non le hai. A volte non le prendi nemmeno in considerazione, e ti capitano. A volte puoi fare più scatti, prima di decidere quale foto tenere. Altre non ci devi nemmeno pensare, all'eventualità di numerose opportunità, perché non è detto che ci siano, o che siano migliori della prima.
Forse, per fare quella foto, non avresti nemmeno dovuto sorridere. Magari serio e assonnato saresti stato più naturale e rilassato. Magari la spontaneità ti avrebbe premiato.
Non pensare a quello che verrà dopo; se ci sarà oppure no un dopo.
Pensa a quello che hai e a quello che vuoi adesso, in questo preciso momento. Dagli quel po' di attenzione che basta, ma non soffocare la mente. Lasciala respirare.
E adesso guarda solo un attimo dritto, che il fermo immagine arriva tra 3... 2... 1...
 
posted by buИCiA at 22:23 | Permalink | 4 comments
sabato 10 aprile 2010
Via
Me ne stavo sul balcone, poco fa. Guardavo uno spazio piuttosto ampio, davanti a me, in quel momento vuoto; forse per via dell'ora, forse per via del sole che oggi batte caldo e fa venir voglia di chiudere gli occhi al suo tepore.
Ho alzato lo sguardo un po' più in alto, e nel cielo, limpido, la scia appena abbandonata da un aereo. L'ho osservata mentre lentamente si dissolveva da un punto di partenza casuale e proseguiva per un punto di arrivo potenzialmente infinito.
Ho pensato che fosse bellissima. Ho pensato che non mi importava dove conducesse. Ovunque porti quell'aereo, a me piacerebbe essere lì.
 
posted by buИCiA at 16:22 | Permalink | 1 comments
giovedì 24 dicembre 2009
Tira un'aria diversa
Il 20 dicembre del 2007 nasceva questo blog. Mi sa che sono già un po' in ritardo, per gli auguri di buon compleanno. E io, di solito, sono una di quelle che preferisce ricevere gli auguri nel tempo giusto... Ma sono anche una sostenitrice del "meglio tardi che mai", quindi... eccoci qui.
Non so se abbia ancora un senso, scrivere da queste parti. Ultimamente ho cominciato a farlo altrove. Cosa cambia? Nulla; forse proprio nulla. O forse, a volte, fa bene fare una passeggiata in un luogo dove tira un'aria diversa. Sempre di scrivere si tratta, ok; ma cambia il modo, cambia lo scopo, forse cambiano gli occhi che sono lì a guardare.
Ho anche pensato di porre termine a "Buncia Buncia". Che tutto è un po' da diverso da quel 20 dicembre di due anni fa. Che sono diversa io da quando entravo in questa casa e mi permettevo di esprimermi.
Ma non mi piacciono gli addii. Sono più spiacevoli dei primi giorni di lavoro; sono più spiacevoli anche degli ultimi. Quindi, essendo questa casa mia, ho deciso di mettermi in pantofole e di prendermela comoda. Mi metto sotto una coperta, al caldo, e aspetto che vengano umori migliori per rimettermi allo scoperto.
E dirò di più: non auguro nemmeno buon Natale, o tutte quelle balle lì. Auguro, a chi passa di qui, di passare una buona serata e una buona giornata, domani. Esattamente come si dovrebbere augurare per ogni giorno dell'anno, per ogni giorno della vita. E non so se dicendo queste cose sono un po' più buona; di sicuro sono un po' più sincera.
E basta.
E.

Etichette:

 
posted by buИCiA at 21:10 | Permalink | 9 comments