i miei pensieri, nell'etere
mercoledì 28 maggio 2008
Di noi tre
Del fatto che ci siamo rivisti tutti e tre insieme oggi, solo oggi, dopo la prima volta, che fu il 25 luglio del 2005. Le altre volte siamo stati solo due a due; ma mai più tutti e tre. Del fatto che - in effetti - se si considera l'abbraccio di sabato sera, allora quella di oggi sarebbe la terza volta, insieme; noi tre.
Del fatto che sarebbe bello che fossimo noi tre, insieme, più spesso. Del fatto che - strano, no? - vi ho conosciuti entrambi stando seduti su un pavimento, ma i pavimenti erano diversi e le occasioni anche.
Del fatto che non è forse poi così importante la frequenza con cui ci si riincontra, ma l'importante è la qualità del tempo che si trascorre insieme; o, almeno, credo. Del fatto che, se lo crediamo in tre, allora forse è davvero così.
Del fatto che ho riaperto più volte il cellulare, dopo, per guardare i nostri occhi sorridenti impressi in un piccolo piccolo schermo. E del fatto che avrei voluto tanto mettere quegli occhi sorridenti qui, ma a causa di problemi tecnici non ho potuto. Del fatto che non è poi così rilevante, perchè tanto uno di voi non sa nemmeno dell'esistenza di queste parole e l'altra... l'altra si, e quegli occhi sorridenti li ha immortalati anche lei, quindi, forse, basta il pensiero e l'intenzione. Forse bastano queste righe.
Del fatto che ora sarete in altri luoghi, con altre persone, a intraprendere altri discorsi, a mostrare i denti per ridere ancora, ma di cose diverse. Del fatto che magari oggi, a occhi diversi, non sarà stato niente di particolare. Del fatto che a me oggi manca già. Del fatto che il ritorno a casa sia sempre più difficile. Del fatto che spiegare le cose alle persone, a volte, di come ci si senta lontani quando invece si vorrebbe essere più vicini, è difficile. Si, è difficile. Del fatto che qui mi viene un po' più semplice. E del fatto che, semplicemente, volevo parlare di noi.
Di noi tre.

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domenica 25 maggio 2008
Questo post è per ieri
E' per la partenza da casa all'una del pomeriggio. E' per la pioggia fuori, in autostrada, e per la nebbia dentro. E' per la strada sbagliata dirigendosi verso Le Gru e per un navigatore satellitare che ci ha fatto sbagliare strada, appunto. E' per la strada sbagliata anche per dirigersi verso il centro di Torino. E' per l'aperitivo preso al Caffè Vittorio. E anche per l'aperitivo preso in quel bar di Via Po di cui ora non ricordo il nome. E' per Piazza Vittorio gremita di gente. Per il palco che apre verso la collina, verso la Gran Madre, verso tutto lo splendore di Torino. E' per lo stare bene qui in mezzo. E' per la pioggia, che ha smesso di cadere giusto un po' prima della messa in musica della piazza. E' per il concerto dei SUbsOnica, il sesto cui assisto dal vivo, ma non mi basta mai; ne vorrei ancora. E' per gli amici incontrati a Torino esattamente tre anni fa e riabbracciati proprio lì ieri sera. E' per i murazzi, per il camminare a fianco del Po e per il pensare sempre: che bello. E' per quella ragazza romana cui ho scroccato una sigaretta da cedere ad altri, e per il suo brillo "ci vediamo a Roma"; chissà, tutto può essere. E' per la vodka lemon sorseggiata prima di andare via. E' per la sosta in autogrill al ritorno, perchè i veri viaggi non possono mancare di una sosta in autogrill. E' per i pensieri di oggi, che ancora sono girati versi ieri, ma che già speramo per un domani. E' per un po' di cose, insomma. E sono ancora tutte qua.


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venerdì 23 maggio 2008
La vana attesa
Sono le 17 e quindici. L'ingresso principale comincia ad essere già un po' affollato. In mezzo a tutta quella gente ben vestita intravedo anche almeno un fotografo. Manca ancora un quarto d'ora all'inizio dell'incontro, senza contare il tempo con il quale - probabilmente - lui arriverà in ritardo, ma decido di cominciare ad entrare comunque. Non ho mai letto un suo libro (e me ne vergogno, dato che, oltre ad essere uno scrittore illustre, è anche un'illustre personaggio cui questa città può vantare di aver dato i natali); ho solo visto un film tratto da un suo illustre libro e non l'ho mai visto dal vivo. Sono venuta a sapere solo poche ore fa che oggi ci sarebbe stato questo evento con la sua presenza e, aspettando di poter mantenere la promessa fatta a me stessa da almeno cinque anni a questa parte (quella di voler, appunto, leggere un po' dei suoi libri) ho deciso che almeno lo devo vedere.
Mi avvicino ad una ragazza alta, magra e bionda che indossa un tailleur scuro ed ha un cartellino con su scritto qualcosa, che non leggo, ma intuisco sia un'hostess o qualcosa di simile.
"Per la presentazione del libro...?", domando retoricamente, avendo già intravisto la sala dove tutti si stanno dirigendo.
La ragazza alta, magra e bionda mi si avvicina a sua volta, sorridendomi. Non posso fare a meno di notare che è proprio alta. E proprio magra. E proprio bionda.
"Hai l'invito?".
"No?!".
"Non ti è arrivato a casa l'invito?".
"No...".
"L'ingresso è ad invito, perchè i posti sono limitati e..."
E allora niente, grazie, arrivederci. Ho solo aspettato un'ora girovagando tra le vie del centro per attendere l'arrivo delle 17 e trenta e, con esse, l'arrivo dello scrittore in questione. E avevo appena pensato che, di tanto in tanto, questa città ti dà anche l'occasione di vedere qualcosa. Di tanto in tanto.
E, invece, niente, grazie, arrivederci. E scusate se colui che volevo vedere, e ascoltare, era "solo" Umberto Eco.

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posted by buИCiA at 18:36 | Permalink | 7 comments
Le mosche, il silenzio ed io
Il venerdì pomeriggio in ufficio è sempre un optional. Poche persone che rimangono qua dentro per finire lavori vari o partecipare ad incontri vari (come la sottoscritta). Non so mai valutare se mi dispiaccia o no, rimanere qui il venerdì pomeriggio. Perchè c'è sempre quell'aria da finediunqualcosa (come l'ultimo giorno al liceo, prima delle vacanze estive, o l'ultimo esame dato a luglio all'università, prima di cominciare a studiare di nuovo per gli esami di settembre). Ed è un'atmosfera particolare che... non so. Ma di essa si può dire di tutto, tranne del fatto che crei dispiacere. Ed è spuntato fuori anche il sole.
Computer spenti (ad eccezione del mio), corridoi vuoti, telefoni muti, qualche mosca che entra dalla finestra senza chiedere il permesso... Solo un vociare che proviene dalle macchinette del caffè e che si allontana verso il cortile delle auto rompe questo silenzio. Ma appena quelle auto saranno andate via, saremo di nuovo soli, io e lui. Silenzio. Ancora una ventina di minuti soli, e poi ritornerò ai rumori del mondo esterno.
Trascorro un po' di tempo a cercare la foto da postare con questo post, metto via le mie cose, e... il mio venerdì pomeriggio in ufficio termina qui.
Ora posso spegnere il computer anch'io. Comincia il week end.

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martedì 20 maggio 2008
5 sensi e mezzo
Le notti a Torino hanno l'odore del parquet di casa di Ele. Di quel legno chiaro illuminato da una luce soffusa che apre verso l'azzurro notturno della finestra. Hanno l'odore dell'atmosfera che cambia, del volgersi della primavera in quasi estate.
Le notti passate a Torino hanno la visuale di un paesaggio che si allontana oltre il finestrino di un treno. Hanno la visuale del cielo rosso delle otto e mezza di sera, quando si crea uno splendido connubbio tra il giorno e la notte. Hanno la visuale dei locali con i tavoli all'aperto, fuori, in Piazza Carlo Alberto. Hanno la visuale delle scritte sui muri lasciate in Via Milano. E chissà in quali altri luoghi.
Le notti a Torino hanno il suono della musica che accompagna il viaggio. Hanno il suono della gente che cammina lungo Via Po. Hanno il suono delle chiacchierate fatte prima di recarsi in un luogo. E anche dopo. Hanno il suono della voce di Giuseppe Culicchia, che non mi stuferei mai di sentire. Hanno il suono del temporale che, premurosamente, si appresta a dare la buonanotte.
Le notti passate a Torino hanno il gusto di una pizza accompagnata da una birra chiara. Hanno il gusto della voglia di non andare a dormire. E quello della sveglia che suona dopo sei ore di sonno, ma non importa, perchè è sempre bello svegliarsi a Torino.
Le notti a Torino hanno il tatto di un giubbino in jeans sopra una maglietta a maniche corte. Hanno il tatto di uno zaino sulle spalle messo e tolto più volte. Hanno il tatto della pelle d'oca, per via dell'aria fresca. Hanno il tatto delle coperte calde del letto di Eli. Hanno il tatto delle gocce di pioggia sulla pelle, il giorno dopo.
Le notti passate a Torino hanno mezzo senso in più. Cui non so dare un nome. Nè una descrizione. Ma il quinto senso e mezzo esiste. Assicuro che esiste.

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domenica 18 maggio 2008
Sensazioni da una domenica di maggio
"... guardare ogni giorno
se piove o c'è il sole
per saper se domani
si vive o si muore..."


Oggi sono da Luigi Tenco. E' tutto il giorno che sono da Luigi Tenco. Sarà la tristezza della domenica, in generale, e della domenica con la pioggia in particolare. Sarà il senso di vuoto, che a volte arriva a riempire lo stato d'animo del momento. Sarà che "eppure mancava sempre qualcosa", no Franz?
Ed è così che oggi sono stata da Luigi Tenco. Lo sono ancora adesso, e scrivo accompagnando queste lettere con la sua voce.

E mi dispiaccio del fatto che sia morto. Aveva degli occhi stupendi, Luigi Tenco. Oltre alla voce e alle parole che scriveva e che cantava. Mi dispiace proprio tanto. Però, almeno, trovo una ragione per essere orgogliosa, oggi. Si, mi inorgoglisce il fatto che la stessa aria che lui ha respirato per i primi dieci anni della sua vita sia all'incirca la stessa di quella che respiro io.


E prima di uscire, nel tardo pomeriggio, avverto mia mamma del fatto che lascio il computer acceso, perchè sto scaricando della musica, perchè "sto scaricando Luigi Tenco, magari interessa anche a te...".
Mi avvio verso le scale, quando con tono malinconico mi sento solo rispondere "Oooh, Luigi Tenco!".

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posted by buИCiA at 23:23 | Permalink | 6 comments
venerdì 16 maggio 2008
And the day will be enough
Tornavo a casa in macchina. E alla radio ho sentito intonare l'inizio di questa canzone. Ho allungato un po' il tragitto, per concedermi di ascoltarla tutta. E di canticchiare quel po' di strofa e ritornello che ricordavo. E, nel frattempo, ho assaporato il gusto del guidare, della musica, della pioggia.
Ho pensato che fosse una canzone azzeccata per una giornata come questa. E, così, eccola qua.


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posted by buИCiA at 21:07 | Permalink | 8 comments
Scazzo groove
Sono le cinque e trenta del pomeriggio, eppure mi tocca accendere la luce. Come d'inverno, quando dopo le quattro cominciano a calare le tenebre e tutto scompare dietro le ombre dell'universo. Fuori piove e il cielo è di un grigio nauseato. E' venerdì, non dovrebbe piovere.
Sette libri e due dizionari sul tavolo del soggiorno mi ricordano che sono una fannullona, e che è inutile io mi lamenti per una tesi che non va avanti, se passo i miei pomeriggi a dormire (sono crollata sul divano alle tre e mi sono svegliata mezz'ora fa...), o a cazzeggiare. Una pila di piatti nel lavandino, in cucina, mi ricorda che dovrei rimboccarmi le maniche e riordinare un po' prima di cena. Il mio stomaco che reclama qualcosa - e, possibilmente, qualcosa di dolce - mi fa pensare che avrei potuto darmi una mossa e andare a fare la spesa. E invece sto ancora qua.
Ok, è ora di entrare in azione. Si comincia dai piatti. Almeno i piatti! Magari entro le otto riesco anche ad andare al supermercato e comprare il minimo indispensabile per sopravvivere fino a domani. E potrei autopunirmi, evitando di uscire stasera, e piazzandomi almeno tre ore davanti al computer, senza troppe distrazioni, per cercare di scrivere qualcosa, e qualcosa che sia davvero utile (altro che sta roba qua).

Ok, non dico più cazzate. Ma almeno i piatti li lavo. Giuro che li lavo! Va beh... diciamo che lo prometto...

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giovedì 15 maggio 2008
E non è speciale, ma è per te
Alle 22.10 di ieri sera, forse, qualcuno, nel mondo, stava mangiando. Alle 22.10 di ieri sera, forse, qualcuno stava lavorando. Alle 22.10 di ieri sera, forse, qualcuno stava facendo l'amore. Alle 22.10 di ieri sera, forse, qualcuno stava dormendo. Alle 22.10 di ieri sera, forse, qualcuno stava piangendo. Alle 22.10 di ieri sera, forse, qualcuno stava dando un bacio. Alle 22.10 di ieri sera, forse, qualcuno stava soffrendo. Alle 22.10 di ieri sera, sicuramente, qualcuno, nel mondo, stava gioendo...

Questo è il mio piccolo omaggio per te, "zia". Per te e per lui.
Benvenuto al mondo, Davide.


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lunedì 12 maggio 2008
La colonna sonora di oggi
La colonna sonora di oggi è La gente sta male degli After.
La mia colonna sonora di oggi è questa porta che sbatte insistentemente al piano superiore per via della corrente. Mi verrebbe voglia di alzarmi e andarla a chiudere. Ma, chissà, magari ha voglia di sfogarsi un po'. E allora la lascio sbattere. Che non dà poi così tanto fastidio.
La mia colonna sonora di oggi sono stati i miei occhi che scorrevano su titoli di libri all'interno di una libreria, nella pausa pranzo. Quanti libri che non ho letto, che vorrei leggere e che mai riuscirò a. Ieri non ne ho comprato nemmeno uno. Sono stata alla Fiera del libro e non ne ho comprato nemmeno uno. E' che gli incontri con i vari scrittori mi hanno preso tutto il tempo. E per cercare un libro ci vuole tempo. Il tempo per essere attratti dalla copertina. Il tempo per essere attratti dal titolo. Il tempo per essere attratti dalla trama. E, magari, anche il tempo per essere attratti dallo scrittore, o dalla scrittrice; esordiente o veterano che sia. Ci vuole tempo per scegliere un libro. Figuriamoci per scegliere tra tutti quelli che erano presenti all'interno dei vari stand. Mi è spiaciuto non prenderne nemmeno uno. Un libro per ricordare la fiera ci sarebbe proprio voluto. Ma altre cose faranno sì che io non me ne dimentichi.
La mia colonna sonora di oggi è Gilda che si stira in modo simpatico sul divano. E che adesso dorme accanto a me, con il fare dolce del dormire che hanno i bambini.
La mia colonna sonora di oggi è questo sole che diventa pallido tra le nuvole diventate grigie senza preavviso. Dovrei uscire, tra poco; ma con questo tempo non so più se. Fatemi uscire, nuvole, per favore. Oggi ne ho bisogno.
La mia colonna sonora di oggi è il senso di colpa per delle cose che mi ero promessa di fare appena tornata a casa dal lavoro. Cose che riguardano la tesi di laurea. E che devono essere fatte, prima o poi, se si vuole che questa tesi prenda inizio. Il mio senso di colpa capirà che ho rimandato perchè dovevo raccontare della mia colonna sonora?
La mia colonna sonora di oggi è una giornata un po' malinconica. Che colore ha la malinconia? Il blu? Forse il blu.


"... perchè il blu è il colore di tutte le cose belle..."



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sabato 10 maggio 2008
Il perdersi dentro
Riascolto Dormi dei Subsonica dopo un po' di tempo passato a non sentirla più. E mie viene in mente.



Mi viene in mente l'estate del 2005. Mi viene in mente il cercare di nascondersi dal caldo coricata alla penombra di camera mia. Mi viene in mente il colore bianco di una canottiera che di solito non uso. Mi viene in mente un qualcosa che stava per finire (una stagione, un ciclo di studi, un amore)...


Mi viene in mente: chissà dove si perdono le persone? Dove vanno a finire? Dove?

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mercoledì 7 maggio 2008
Rovino il 111esimo

Erano le 17 di questo pomeriggio. Ho cominciato a scrivere una cosa alle 17 di questo pomeriggio, pensando di continuarla qui appena arrivata a casa; appena prima di andare a dormire. Ma poi il treno, l'autobus, la bottiglia dell'olio che cade per terra, in cucina, spaccandosi (e non sapete quanto ci voglia a togliere l'olio dai pavimenti...), la doccia, insomma, le cose della vita mi hanno rubato un po' di tempo. Ed ora è un po' troppo tardi per ricopiare quanto già scritto e aggiungerci del nuovo. E così credo che quello che ho scritto oggi lo terrò solo per me. Al suo posto scrivo questo. Scrivo questo 112esimo post, rovinando il 111esimo.
Eh si, perchè è un peccato. Non so perchè, ma quei tre numeri uno messi di fila l'uno dietro l'altro mi piacevano. Ma occorre andare avanti. Non bisogna mai restare troppo legati a ciò che è stato ieri.

Sono le 23 e 40 di questa sera che ormai è già quasi notte. Io devo ancora asciugarmi i capelli e non so cosa mi stia tenendo ancora qui, sveglia, dopo un'intera giornata passata in giro. Manco stessi a creare chissà quale maestoso pensiero...
E' che era tutto il giorno che ne avevo voglia. Era almeno dalle 17 di oggi che non aspettavo altro. E così ho trovato un pretesto qualsiasi per farlo. Avevo soltanto voglia di...


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martedì 6 maggio 2008
***
E mi viene solo da cantare...
... forte...



oooraaa

che sèèènto il mooooondo

è più forte il vèèèntooo

mentre salgoooo suuu
penso a quante vooolteee

allo stesso vèèèntooo

ho affidato il caaantooo

per cullarti ancooora

un altrooo

pòòò

(c'mon, c'mon, c'mon, passerà*)

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lunedì 5 maggio 2008
Morfeo non mi avrà
vorrei poter non andare a dormire

per evitare di dovermi svegliare


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domenica 4 maggio 2008
I piemontesi ammazzano il sabato
Il sole alto del mattino. Il viaggio in treno al suono del mio lettore mp3 dopo una notte insonne. L'arrivo. A Porta Nuova si può pisciare nei bagni con 70 centesimi. La metropolitana (prima volta, a Torino). Un posto nuovo. Il mercato di Piazza della Benefica e venite signori, venite, che oggi abbiamo tutto a 5 euro. Una lunga passeggiata fino in Via Garibaldi. Il pranzo in un bar con i tavolini fuori, all'ombra degli ombrelloni. Chiedere quante volte si è detto ti amo. Attraversare la strada e ecco brava, fatti investire così passiamo il resto della giornata in ospedale. La passeggiata in Via Roma, prima, e in Via Po, poi. Due gelati da Fiorio: uno fiordilatte e torroncino; l'altro pistacchio e crema. Spulciare vecchi cd in un negozio di musica "usata". Io ti dico il nome di un cantante e tu cerchi di ricordare in che gruppo suona. I murazzi non sono belli di giorno; non sono belli perchè ti sembra che non ci sia niente, ma sono sempre belli con il sole. Che caldo che fa oggi. I canottieri e le... canottiere. Ci corichiamo un po' sul prato del Valentino? Il ritorno a piedi in stazione. Il ricordo di un altro ritorno simile. I finti schiaffi sulle mani e i finti pugni sulle braccia. Ancora dieci minuti. I saluti. Il sole di Torino sulla faccia e Manuel Agnelli che urla sordo dentro le mie cuffie. Altri 70 centesimi a Porta Nuova per pisciare. Com'è triste riprendere il treno del ritorno. Il sonno della notte precedente recuperato sulle rotaie. Sento addosso un odore che non è il mio (e mi piace). Il tramonto sulla mia città è uguale a quello su Torino. Il sole sulla mia città è uguale a quello su Torino. Solo che riflette in modo diverso. Qui riflette nostalgia; a Torino riflette sorrisi. Lo so che non si capisce un cazzo di questo post, ma un filo logico c'è; assicuro che c'è. Solo che non si vede.


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venerdì 2 maggio 2008
Non sarebbe bello?
Potersi svegliare un po' più spesso in un giorno di sole come questo e sapere che ancora per un altro paio di giorni sarà così?
Fare cose semplici, come spalancare le finestre per far asciugare il pavimento appena lavato e pensare che, si, sarebbe davvero bello poter alzare le casse a palla per far sentire alla gente che passa fuori la musica che sto sentendo io? Poter condividere queste note con gli altri; poter donare un po' di grazia e serenità anche a loro, mentre le mamme spingono i bambini sulle altalene o mentre qualcuno si appresta a tornare al lavoro, perchè non tutti sono in ferie, oggi. Non sarebbe bello?
Sentire la testa leggera, senza tante paranoie, senza pensare a questo, a quello e a quell'altro ancora, senza credere sempre di avere un problema, anche se il problema in realtà non c'è o è facilmente eliminabile?
Almeno per un giorno, non sarebbe bello non sentirsi infelici? Sapere di non essere felici, perchè non è così che si è, ma non per questo doversi per forza collocare all'interno della categoria "infelici"? Non sarebbe bello constatare che esistono anche le mezze misure e le sfumature?
Non vedere l'ora di uscire, per comprare il nuovo cd degli Afterhours e camminare al sole?
Non sarebbe bello... riprendere Berlino?


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giovedì 1 maggio 2008
Cammino sempre su quello che non c'è
E' una di quelle sere in cui riaffiorano i ricordi. E' una di quelle sere in cui riaffiora la nostalgia. Basta un'atmosfera. Basta una canzone. Basta il rosso e il nero del cielo. Stasera sono di rosso e sono di nero.

Ho perso il gusto, non ha sapore
Quest'alito di angelo che mi lecca il cuore
Ma credo di camminare dritto sull'acqua e
Su quello che non c'è

E' una di quelle sere in cui riemerge la malinconia. E' una di quelle sere in cui mi sento in un modo che non so bene definire, e non so bene perchè.

Arriva l'alba o forse no
A volte ciò che sembra alba
Non è
Ma so che so camminare dritto sull'acqua e
Su quello che non c'è

E' una di quelle sere in cui vorrei essere altrove. E' una di quelle sere in cui vorrei essere ovunque, tranne che qui. E' una di quelle sere in cui, alla fine, qui va anche bene. O forse me lo faccio andare; non lo so.

Rivuoi la scelta, rivuoi il controllo
Rivoglio le mie ali nere, il mio mantello
La chiave della felicità è la disobbedienza in se
A quello che non c'è
Perciò io maledico il modo in cui sono fatto
Il mio modo di morire sano e salvo dove m'attacco
Il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia
Quello che non c'è

E' una di quelle sere in cui non vedo l'ora che sia domani, per svegliarmi senza l'emotività che ha caratterizzato oggi. E' una di quelle sere in cui che sia domani non voglio, perchè il domani potrebbe essere ancora più tremendo di oggi.
E' una di quelle sere da primo maggio che spiana la strada all'estate che verrà, e lascia nell'aria la scia lieve delle cose fatte (e di quelle non).
E' una di quelle sere in cui l'ascolto di una canzone mi fa venir voglia di scrivere. E' una di quelle sere in cui basta anche solo una canzone. Basta. Anche solo. Una canzone. E quello che non c'è.

Ed ecco arriva l'alba so che è qui per me
Meraviglioso come a volte ciò che sembra non è
Fottendosi da se, fottendomi da me
Per quello che non c'è



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